Categoria: vini rossi italiani

Forma e sostanza, Valcerasa 2015

Valcerasa 2015, Etna Rosso DOC, Azienda Agricola Alice Bonaccorsi

Forma e sostanza in questo vino rosso Biologico dalle pendici dell’Etna. Profuma di piccoli frutti rossi macerati e tostatura in legno. All’assaggio è vigoroso e succoso. Al fruttato si aggiungono note speziate di liquirizia amara, rabarbaro ed erbe balsamiche. Le uve provengono dalle vigne coltivante nel versante nord dell’Etna, nel comune di Randazzo, ad una altitudine tra i 750 e gli 850 m/slm. Sarà che mi faccio suggestionare ma ci sento una nota fumé ed una sensazione polverosa che mi ricorda la cenere e le pietre vulcaniche.

È sapido, tannico ed elegante nella sua naturalezza. Caldo e minerale. Trasporta con finezza un ampio e persistente bouquet aromatico. Il volume alcolico è del 14,5%. Retrogusto fantastico se non fosse che nel cervelletto mi si insinua una vocina a dirmi “dammene ancora e ancora”.

Le uve sono quelle tipiche e da disciplinare della DOC Etna rosso, con minimo 80% di Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio 20%. Vinificato con macerazione di circa due settimane, affina poco meno di un anno in legno e poi in bottiglia.

Sound on. Forma e sostanza, da Tabula rasa elettrificata dei CSI (Consorzio Suonatori Indipendenti), un giro di basso memorabile come il retrogusto di questo Valcerasa.

Buttafuoco 2015 Vigna Pregana, Quaquarini

Il logorio della vita moderna minaccia la nostra esistenza, e allora? Allora affidiamoci alle virtù salutari del Buttafuoco Storico dell’Oltrepò Pavese. Una botta di Polifenoli e Resveratrolo che oltre alla bontà del vino ti regalano una forte azione protettiva sul cuore e una potente attività antiossidante.

Quello che vi presento è un Buttafuoco da agricoltura biologica. A produrlo è la cantina Quaquarini di Canneto Pavese (PV) che ne coltiva le uve nella vigna storica di Pregana, a cavallo dei comuni di Castana, Montescano e Canneto Pavese, al centro della zona del Buttafuoco. 

Il vino ha davvero tanto colore e toni scuri quasi impenetrabili. I profumi sono austeri e intimoriscono, come trovarsi con l’auto in panne in una serata nebbiosa, bussare alla porta di una cascina e trovarsi di fronte una persona anziana, rugosa e barbuta con lo sguardo severo. Ne esce un profumo di bosco, di tabacco, di frutta macerata. Riesco a scorgere il caminetto dietro le sue spalle che scalda la stanza. L’accoglienza all’assaggio è la migliore possibile, si apre su aromi dolci di frutta sotto spirito, ciliegia, frutti di bosco. La bocca si scalda del 14° di vol. Mi guardo intorno è arrivano sentori speziati e di astringenza tannica. Mi accomodo sul divano ammirando la stanza piena di oggetti e questa annata 2015. Tutto sa di lavoro in campagna, di stagioni e di tradizione. La persistenza è lunga ed è un ottimo accompagnamento ad una chiacchierata in compagnia. Ho immaginato l’abbinamento con le castagne ma uno stufato con polenta sarebbe più appropriato. 

L’uvaggio è Croatina 50%, Barbera 35%, Ughetta di Canneto 15%. 

Bel vino, forte, austero, dolce ed equilibrato allo stesso tempo. Un classico che rende merito ad un territorio di grande valore.

Nota sul Buttafuoco

Il marchio adottato è composto da un ovale, rievocazione della botte tipica dell’Oltrepò Pavese, sostenuto dalla scritta Buttafuoco e dal quale si dipartono due nastri rossi rappresentativi dei due torrenti, il Versa e lo Scuropasso, che delimitano la zona storica di produzione; all’interno la sagoma di un veliero sospinto da vele infuocate a ricordare che nella seconda metà del 1800, la Marina Imperiale austro-ungarica varò una nave dal nome “Buttafuoco”.

La leggenda vuole che il nome sia il ricordo di una battaglia perduta da una compagnia di marinai imperiali, comandati a operazioni di traghettamento sul fiume Po nei pressi di Stradella e successivamente impiegati su queste nostre colline nella guerra contro i franco-piemontesi. Un vino del luogo chiamato Buttafuoco ebbe più successo del fuoco della battaglia nell’ attirare a sè i baldi marinai, i quali, dentro una grande cantina, fecero strage di botti e bottiglie. 

(https://www.buttafuocostorico.com)

Perbacco 2017, Vietti

Versare questo vino nel calice è come tornare a casa d’inverno e aprire la porta d’ingresso su una stanza calda e accogliente dove ad aspettarti ci sono i tuoi migliori amici. Sono i profumi che amo del Nebbiolo, intensi di viole e more surmature. Il vino si apre in uno spazio balsamico con note speziate e ricordi di menta. Wow, assaggiandolo gli aromi si compattano in una unica e armonica sensazione di piacevolezza. Continua progressivamente sugli aromi di ciliegia sotto spirito e cacao. Dire che è avvolgente è riduttivo, è piuttosto un abbraccio energico e lungo. Scalda il cuore ed emoziona. I tannini sono in livrea ed hanno steso il tappeto rosso di velluto per far scorrere il potpourri che lo caratterizza. Ascolti ad occhi chiusi, e pensi che stai degustando qualcosa che va ben oltre la semplice definizione di Langhe Nebbiolo. Mi sembra persino riduttivo pensare di accompagnarlo a qualcosa, però il 14% di Vol. alcolico è pronto a stenderti. Quindi meglio metterci su almeno del pane e companatico. Resta inteso che come vino da meditazione ha tanto da raccontare, Perbacco.

Brunello di Montalcino 2015, Fattoi

I grandi rossi sanno esprimersi all’olfatto con armonia e tipicità. Riempiono il palato di aromi e sensazioni avvolgenti. Piccoli frutti macerati, sottobosco, spezie, sentori eterei  e balsamici. Rotondo, possente e agile, con tannini integrati e  lunga persistenza. Sensazioni gustative che sembrano raccontarti l’evoluzione storica del proprio territorio. 

Brunello di Montalcino 2015, famiglia Fattoi. Tradizione e territorio si esprimono in questo vino con naturale grandezza.

Carmignano 2016, Terre a Mano

Quant’è bella giovinezza – che si fugge tuttavia

Chi vuol esser lieto, sia – di doman non c’è certezza.

Lo diceva il bisnonno di Caterina, Lorenzo De’ Medici …il Magnifico.

A Caterina, di madre francese, sposa e regina di Francia si narra vada il merito d’aver portato il vitigno Cabernet a Carmignano in Toscana. In questa Docg è infatti previsto un uvaggio che contempla fino al 20% di Cabernet (Sauvignon e/o Franc), insieme al Sacro Sangiovese.

La denominazione comprende il comune di Carmignano e quello di Poggio a Caiano nella piccola provincia di Prato. 

Il vino che assaggio arriva dalle colline del Montalbano, nella frazione Bacchereto di Carmignano. La tenuta, originaria del XV secolo, della famiglia De’  Medici, è dal 1925 proprietà della famiglia Bencini Tesi. Arriviamo quindi  ai giorni nostri con Rossella Bencini Tesi che conduce Terre a Mano, Fattoria di Bacchereto, produttrice del vino che presento.

Visto che “di doman non c’è certezza”. ho ignorato i 31° di temperatura e il 14,5% di volume alcolico di questo Carmignano. Avevo proprio voglia di un rosso con gli attributi da abbinare ai noodles con manzo e verdure preparati per cena (no comment, non c’entra niente la cucina asiatica con il Sangiovese ma tant’è, comunque non era nemmeno male e ho felicemente apprezzato il prevalere del vino sul cibo).

Il vino. Colore intenso e begli archetti lenti a scendere sul calice. I profumi sono tanti, puliti. Si va dal floreale di viola, al frutto di ciliegia e gli aromi di sottobosco e speziati di cannella e cacao. All’assaggio è imponente, mantiene una sua freschezza che percepisco nella salivazione e nella nota vegetale retronasale.

I tannini sono in formazione, compatti e pronti ad assaltare qualunque taglio bovino, perfettamente ordinati e distesi sul campo.

Non importa il caldo, questo è un vino che ti accompagna anche dopo la cena, quando con l’oscurità arriva il fresco e si agevola la meditazione o l’ennesima serie su Netflix,. A proposito, l’ultima che ho visto è Biohacker ma ho preferito la 5a stagione di Vis a Vis, e  tu?.

Reload.

Carmignano Terre a Mano 2016. È un vino da agricoltura biodinamica, fermentazione con lieviti autoctoni e affinamento in tonneaux per 12-18 mesi. La cantina è associata “Triple A” (Agricoltori, Artigiani, Artisti). L’uvaggio è Sangiovese 75%, Canaiolo Nero 10% e Cabernet Sauvignon 15%. 

Ottimo vino, sano. Il frutto rosso ti accompagna e la maestosità del blend regala complessità, piacevolezza e persistenza. “Bella giovinezza” e bella anche l’evoluzione di questo Carmignano che definirei trentenne se fosse una persona. Ha ancora molti anni davanti prima di dire “di doman non c’è certezza”.

Prosit

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