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Lacrima di Morro d’Alba

©dipendechevino

Un vitigno, un terroir

Mi è venuta voglia di parlare di questo vino perchè l’ho degustato varie volte, sempre con piacere, il suo nome è di quelli che ti rimangono impressi, ‘Lacrima di Morro d’Alba’ (non c’entra niente con l’Alba piemontese, siamo nelle Marche). Di per sé, Lacrima, farebbe pensare a qualcosa di triste e invece la sua anima è esattamente l’opposto, fresca, gioiosa come i fiori e i frutti di inizio estate che la caratterizzano. Il nome è dovuto alla particolarità delle uve che a maturazione tendono a lacerarsi e quindi a ‘lacrimare’. Ha origini lontane, se ne hanno tracce già in documenti del XII secolo, quando Federico Barbarossa scelse come dimora, durante l’assedio di Ancona, la fortezza di Castrum Morro (l’attuale Morro d’Alba) ed apprezzò il profumatissimo vino della zona. Dal 1985 la Lacrima è riconosciuta come DOC nelle sue tre versioni: Base, Superiore e Passito. I sei comuni della denominazione (Morro d’Alba, Monte San Vito, San Marcello, Belvedere Ostrense, Ostra e Senigallia) si trovano tra Pesaro ed Ancona nella zona collinare, abbastanza vicina al mare. I terreni sono perlopiù argillo/sabbiosi con componenti minerali che insieme alla vicinanza del mare e al clima mediterraneo si sposano felicemente con il vitigno Lacrima, autoctono delle Marche.

Perchè è speciale la Lacrima di Morro d’Alba?, Per i suoi sentori così prepotentemente floreali e fruttati che ti inebriano e per la facilità con cui si lascia bere. Il colore è di un rosso rubino con riflessi porpora, luminoso, gli aromi freschissimi di rosa, viola, piccoli frutti rossi e neri, ma puoi trovarci anche note sapide o speziate, oppure di selvatico ‘foxy’. Generalmente queste uve non vedono ‘legno’, perlopiù acciaio o cemento per le fermentazioni e breve affinamento di qualche mese in bottiglia. Nelle versioni ‘Superiore’, oltre al tempo più lungo di affinamento (9 mesi o più) e il volume di alcol (min. 12%), aumenta la struttura e la complessità, gli aromi si spostano più sui frutti di bosco in confettura, il floreale sul passito/secco, le spezie. È un vino da assaporare giovane, entro qualche anno dall’imbottigliamento. Lo definerei il ‘rosso’ perfetto per questa stagione, quando la sera, a causa del caldo patito durante il giorno, si ha poca voglia di cucinare e basta quindi mettere in tavola qualche salume (meglio se Marchigiano) e una fresca bottiglia di Lacrima per ritemprarsi. C’è poi la versione Passito, che immagino ideale come accompagnamento ai dessert o da meditazione, purtroppo non l’ho ancora degustato ma conto di farlo nei prossimi mesi e integrare l’articolo.

Le bottiglie riportate qui sopra sono le ‘Lacrime’ assaggiate qualche tempo fa. Tenuta San Marcello durante i Wine Days 2018 a Milano, versione base chiamata Bastaro e, il Melano con l’etichetta nera (Superiore). Ricordo il notevole corpo, la complessità olfattiva fruttata del Melano con note speziate, mentre a prevalere nella versione base era il floreale. Podere Santa Lucia (Comune di Monte San Vito), assaggiato in degustazioni guidate (viene proposto come esempio di Lacrima sia nei corsi AIS che ONAV), bel fruttato di amarena, rosa e speziatura (pepe). Ho poi acquistato, per questo articolo, altre due Lacrime. La prima, della Cantina Velenosi (vigneti in San Marcello), Querciantica Superiore, in cui ho ritrovato le tipiche caratteristiche e uno spiccato fruttato di lampone, fragola e mirtilli, con tannini composti, giusta acidità e persistenza. La seconda, quella prodotta da Marotti Campi (comune di Morro d’Alba), in versione Superiore e chiamata Orgiolo, si distingue per note minerali che mi ricordano la grafite delle matite, speziatura di chiodi di garofano e di tostatura. Sono comunque i sentori di rosa canina e frutti piccoli rossi a prevalere. C’è poi un volume alcolico del 13,5% a dare morbidezza e calore.

In generale, tutte le lacrime assaggiate mi hanno riportato gli aromi prevalenti di rosa, violetta e frutti rossi, comunicando una bella freschezza e la facilità di beva, tipici di questo vino.

Ad inizio articolo è riportata un’infografica con tutti i produttori e i comuni della denominazione. Il mio piccolo contributo al sostegno della produzione di questa DOC che spero possa aiutare il consumatore nell’acquisto. Ovviamente è un lavoro ‘in progress’, che mi auguro possa ampliarsi. Vi invito a segnalarmi altri produttori che magari non sono stati menzionati.

Infine, per chi è innamorato della Lacrima, consiglio di assaggiare anche la versione ‘Vino e Visciole’, fatta con piccole ciliegie selvatiche che vengono fatte macerare e fermentare con l’aggiunta di zucchero. Viene poi aggiunto lo sciroppo ottenuto al vino base di Lacrima di Morro d’Alba. Una vera tipicità Marchigiana, e poi… solo lacrime di gioia.

Luca Gonzato

Di seguito, i produttori con i relativi vini, suddivisi per Comune della denominazione.

MORRO D’ALBA

Antica Cantina Sant’Amico: Lacrima di M.d’A.; Lacrima di M.d’A. Venere Oro | Superiore. www.anticacantinasantamico.it

Badiali & Candelaresi: Lacrima di M.d’A. Laureto; Lacrima di M.d’A. Lutho. www.badialiecandelaresi.it

Belisario: Lacrima di M.d’A. www.belisario.it

Brunori: Lacrima di M.d’A. Alborada; Lacrima di M.d’A. Il Roccolo | Superiore. brunori.it

F.lli Badiali: Lacrima di M.d’A. Paucca | Superiore. tel. 073163510

Lucchetti: Lacrima di M.d’A.; Lacrima di M.d’A. Mariasole; Lacrima di M.d’A. Guardengo | Superiore ; Lacrima di M.d’A. | Passito. www.mariolucchetti.it

Marotti Campi: Lacrima di M.d’A. Rubico; Lacrima di M.d’A. Orgiolo | Superiore. www.marotticampi.it

Monte Schiavo: Lacrima di M.d’A. Terre Monte Schiavo, Marzaiola. www.monteschiavo.com

Olivetti: Lacrima di M.d’A.; Lacrima di M.d’A. Morruco | Superiore. www.olivettivini.altervista.org

Pellegrini: Lacrima di M.d’A.; Lacrima di M.d’A. | Superiore. 1.cantinapellegrini.it

Quota 33: Lacrima di M.d’A.; Lacrima di M.d’A. | Superiore. www.gianlucabartolucci.it

Romagnoli: Lacrima di M.d’A. Barbarosso; Lacrima di M.d’A. Mirum Mundi | Superiore. www.cantinaromagnoli.it

Santa Barbara: Lacrima di M.d’A. Pignocco. www.santabarbara.it

Sarò: Lacrima di M.d’A. Sarò; Lacrima di M.d’A. Gaude | Superiore. www.lacrimasaro.it

Stefano Mancinelli: Lacrima di M.d’A.; Lacrima di M.d’A. Sensazioni di Frutto; Lacrima di M.d’A. | Superiore ; Lacrima di M.d’A. Re Sole | Passito. mancinellivini.it

Umani Ronchi: Lacrima di M.d’A. Fonte del Re. www.umanironchi.com

Vicari: Lacrima di M.d’A. Lacrima Del Pozzo Buono | Superiore ; Lacrima di M.d’A. Essenza Del Pozzo Buono; Lacrima di M.d’A. Dasempre Del Pozzo Buono; Lacrima di M.d’A. Amaranto Del Pozzo Buono | Passito. www.vicarivini.it

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SENIGALLIA

Conte Leopardi: Lacrima di M.d’A. www.conteleopardi.com

Luigi Giusti: Lacrima di M.d’A. Lacrima; Lacrima di M.d’A. Selezione Rubbjano; Lacrima di M.d’A. Luigino | Superiore. www.lacrimagiusti.it

Mazzola: Lacrima di M.d’A. Sanguineto | Superiore. aziendaagricolamazzola.it

Vigna degli Estensi: Lacrima di M.d’A. Piramo; Lacrima di M.d’A. Ius Lacrimae | Superiore. www.vignadegliestensi.it

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OSTRA

Boccafosca: Lacrima di M.d’A. Nerium; Lacrima di M.d’A. Superbo | Superiore. www.boccafosca.it

Buscareto: Lacrima di M.d’A.; Lacrima di M.d’A. Compagnia | Superiore. buscareto.com

Cantina Mezzanotte: Lacrima di M.d’A.; Lacrima di M.d’A. Passione di Mezzanotte | Superiore. www.cantinamezzanotte.it

Palazzo Censi Buffarini: Lacrima di M.d’A.; Lacrima di M.d’A. | Superiore. www.palazzocensibuffarini.it

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SAN MARCELLO

Filodivino: Lacrima di M.d’A. Diana. www.filodivino.it

Marconi: Lacrima di M.d’A.; Lacrima di M.d’A. Seduzione | Superiore. www.marconivini.it

Tenuta San Marcello: Lacrima di M.d’A. Bastaro; Lacrima di M.d’A. Melano | Superiore. www.tenutasanmarcello.net

Velenosi: Lacrima di M.d’A. Querciantica; Lacrima di M.d’A. Querciantica | Superiore. www.velenosivini.com

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BELVEDERE OSTRENSE

Luciano Landi: Lacrima di M.d’A.; Lacrima di M.d’A. Gavigliano | Superiore; Lacrima di M.d’A. | Passito. www.aziendalandi.it

Ma.Ri.Ca.: Lacrima di M.d’A. Ramosceto; Lacrima di M.d’A. Castello di Ramosceto | Superiore; Lacrima di M.d’A. Flores Lacrimae | Passito. www.cantinamarica.it

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MONTE SAN VITO

Podere Santa Lucia: Lacrima di M.d’A.; Lacrima di M.d’A. Le Cantarelle | Superiore. www.poderesantalucia.com

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Cantine Nera – Caven, Valtellina

Cronaca di una giornata assolata dai contorni color rubino con riflessi granato

Partenza alle 8 da Milano, destinazione Valtellina, a farmi compagnia c’è Sasha, amico Sommelier e compagno di corso in AIS. Le chiacchiere sul vino ci fanno percorrere velocemente i chilometri e ci ritroviamo presto a costeggiare l’Adda ed ammirare le vigne sulla nostra sinistra. Che spettacolo, si susseguono i vigneti facendo bella mostra di sé con i nomi dei produttori, ben visibili dalla statale che stiamo percorrendo. Mi tornano in mente le emozioni dei vini assaggiati, le differenze di ognuno che rendono unico questo territorio. Arriviamo così a Chiuro, nella sede di Nera dove ad aspettarci, nel bellissimo Wine Bar, c’è Francesco di Bernardo che oltre ad essere un commerciale si rivelerà una fonte inesauribile di informazioni preziose per noi appassionati degustatori. Dopo poco ci raggiunge anche il Patron dell’azienda, il Signor Pietro Nera. È un onore conoscerlo, schietto e simpatico ci mette subito a nostro agio, si respira un clima familiare.

Sasha, il Patron Pietro Nera ed io

Francesco ci racconta dell’Azienda, dei figli, la quarta generazione, una storia di successi e di qualità. Siamo da uno dei tre più grandi produttori della valle. Accettiamo volentieri di visitare le vigne di proprietà nella sottozona Inferno. Percorriamo qualche chilometro salendo sui tornanti in località Poggiridenti a 400/450 m slm. Wow, la vista sulla valle è magnifica, scendiamo tra i filari, ‘viticoltura eroica’ mi riecheggia in testa, qui tutto a mano e devi anche stare attento a dove metti i piedi se non vuoi finire di sotto, le pendenze sono significative. Il sole batte forte anche se sono solo le 11. In piena estate il caldo diventa infernale, tanto che i lavori in vigna vengono fatti solo la mattina presto. 

Guardo i miei piedi, vicini al bordo del terrazzamento, noto una pianta di fichi d’india che ha trovato qualche interstizio dove infilare le radici, è come se fosse lì a dire ‘qui ci sto bene, c’è tutta la luce e il calore che voglio’. Il terreno  ha uno strato superficiale di 20/30 cm di terra mista a detriti sassosi e sabbiosi, sotto lo scheletro è grossolano di pietre, poi la roccia, ben drenante. Tanta luce e la brezza che sale dal lago, esposizione sud, il luogo ideale per il nebbiolo che sceglie di crescere solo in posti particolari. Non è un caso se lo troviamo solo qui, in Piemonte ed in piccola parte nella Valle d’Aosta e nella Gallura. I vini della sottozona Inferno sono tra quelli più apprezzati della DOCG Valtellina Superiore e Sforzato, quelli con più corpo/struttura. Uno sguardo ai grappoli che si stanno formando, si riconosce la tipica forma allungata del nebbiolo con l’ala che sembra un’altro grappolo.

Tornati in sede visitiamo le Cantine, dove a colpirmi sono le grandi botti, protagoniste dell’affinamento dei nebbioli di Nera, alcune così grandi che sono state costruite in loco.

Passiamo da un locale all’altro dove si susseguono gli enormi tini di fermentazione, le vasche in cemento, ed altre botti dalle dimensioni più piccole fino ad arrivare alle barrique. Una parte della cantina è poi dedicata all’appassimento delle uve che avviene in cassette, serviranno poi per la produzione dello Sforzato. 

Al Wine Bar i calici sono pronti per la degustazione, si inizia con ‘La Novella’ 2017, un nebbiolo vinificato in bianco con una piccola percentuale di Chardonnay e Incrocio Manzoni (20%), è la prima volta che assaggio un nebbiolo ‘in bianco’ non spumantizzato ed è una bella sorpresa, sarà il caldo e la prossimità dell’ora di pranzo, ma è un ottimo vino da aperitivo, fresco e beverino. Aromi di fiori bianchi, una bellissima mela verde e più sfumati l’ananas e la banana. Segue il Rezio, altro bianco, stesse uve ma con affinamento in barrique per 15 mesi. Di corpo, strutturato, con aromi di fiori e frutti gialli maturi, burroso in bocca e persistente. Un Signor Bianco, decisamente più impegnativo, ti fa immaginare abbinamenti con piatti di pesce o formaggi a pasta semidura. 

I rossi, l’espressione più alta del nebbiolo, Sassella Riserva Nera 2010, tutta l’eleganza del Sassella e il contributo di una grande annata. Armonico, fine, dagli aromi floreali di viola e fruttati, lampone, frutti di bosco, confettura fresca. Affinamento in botte grande, la tradizione di Nera. Penso ai cugini delle Langhe, a come questo Nebbiolo delle Alpi abbia tutte le qualità del grande vino e di come non abbia però (inspiegabilmente) la loro stessa considerazione e valore sul mercato. Il secondo rosso è la Riserva Caven la Priora, Sassella. Stessa annata e stesso terroir, qui però, complice la ‘botte piccola’ gli aromi sono più orientati verso le spezie, liquirizia, cacao, cuoio, ‘tanta roba’…

Riserva Nera 2009 Grumello (botte grande), altra sottozona, diverso risultato, più floreale, verticale con note sapide, elegante, lungo. Ora in Valgella con il Crù Le Signorie di Nera, Riserva 2011, che dire, altro bel Nebbiolo elegante, sapido, con tannini evidenti ma composti, equilibrato, persistente. Sassella Inferno Riserva Nera 2010, la potenza e l’equilibrio, mi viene in mente il celebre slogan Pirelli ‘La potenza è nulla senza controllo’, ed è l’affinamento (almeno 36 mesi) con la botte grande a dare quel controllo che determinerà poi un grande Valtellina Superiore Riserva. L’ultimo assaggio è dedicato alla Riserva Giupa di Caven 2010. Vendemmia tardiva, Crù di Bianzone nelle terrazze retiche. L’uva viene passita un mese in vigna tagliando i tralci. Solo 1 ettaro vitato per questa delizia di vino, morbido, vellutato, con i tipici aromi di viola e frutti rossi. Davvero una bella degustazione dove abbiamo apprezzato le diversità di ognuna delle Riserve, difficile stabilire una classifica di piacevolezza. L’eleganza e finezza di Nera da una parte e la forza quasi selvaggia di Caven dall’altra, due anime che insieme sono in grado di offrire un ventaglio di versioni in grado di soddisfare ogni palato.

Francesco vorrebbe farci assaggiare anche gli Sforzati ma ora c’è bisogno di mettere sotto i denti qualcosa di sostanzioso per rimettersi in sesto, siamo anche in ritardo per il ristorante prenotato qualche giorno prima. Comunque gli Sforzati di Nera e Caven ‘Messere’ li ho portati a casa per degustarli con calma.

Pochi passi e siamo al Ristorante San Carlo dove pranziamo con delle succulente tagliatelle fatte in casa con sugo di selvaggina, mi lascio poi tentare da un tris di ottime bresaole di cavallo, manzo e cervo. Ci scappa un’altro calice di vino, come fai a bere acqua con questi piatti?. Ci intratteniamo a chiacchierare di nebbioli con la giovane titolare che scopriamo essere una Sommelier Ais, simpatica e preparata, ha praticamente tutte le etichette di vini della Valtellina in bella mostra. 

Tornati da Nera concludiamo gli acquisti e ci gustiamo un nebbiolo passito, seduti e rilassati, nell’area esterna del Wine Bar. Il sole è ormai a ovest, è il momento di ripercorrere all’indietro la stessa strada da cui siamo venuti. Una dopo l’altra scorrono le sottozone e mi sale un pizzico di tristezza, vorrei fermarmi da ogni produttore, sentire la sua storia e assaggiare i suoi vini. Poi però mi ricordo delle bottiglie nel bagagliaio e torno felice a casa con un pezzetto di eccellenza Valtellinese, quella delle Cantine Nera e Caven.

Luca Gonzato

DOC Liguria

Visto che è arrivata l’estate e che la costa ligure è una delle mete preferite per passare qualche giorno al mare, ho pensato di dare qualche suggerimento sulle denominazioni da assaggiare durante la villeggiatura. Nelle provincie di Savona e Imperia il Rossese di Dolceacqua DOC, (vino rosso da uve di Rossese), l’Ormeasco di Pornassio DOC (rosso da uve Dolcetto), oppure una delle varietà del Riviera Ligure di Ponente DOC. Spostandosi a levante, sopra a Genova, il Val Polcèvera DOC nelle sue declinazioni oppure in quelle del Golfo del Tigullio-Portofino DOC. Sempre a levante, in provincia di La Spezia potete trovare la famosa doc Colli di Luni, conosciuta prevalentemente per il Vermentino. Nell’infografica sono riportate le zone delle DOC con le versioni consentite dai disciplinari e le principali uve usate per la produzione. Quando acquistate una bottiglia di questi vini sappiate che dietro c’è un lavoro enorme, di fatica, in vigneti che non consentono l’utilizzo di macchinari, inoltre la produzione è minima se rapportata ad altre regioni, quindi, se vi sembra che il prezzo sia di qualche euro superiore alla media, spendetelo con l’animo in pace perchè il motivo è più che giustificato. 

Tre vini liguri che mi sono piaciuti particolarmente

Riviera Ligure di Ponente DOC Pigato 2016, Terre Bianche: bel ‘bianco’, di buona struttura, con aromi di pesca bianca, miele e nota fumé, morbido in bocca, sapido e persistente. Lo abbinerei a piatti strutturati a base di pesce.

Rossese di Dolceacqua DOC Superiore 2016, Maccario Dringenberg: Colore simile a quello del nebbiolo, olfatto complesso ed invitante con note speziate di pepe, frutti rossi e rosa, sentori salmastri, caldo e tannico in bocca, lungo finale speziato. Ottimo in abbinamento con il coniglio alla ligure.

Colli di Luni DOC Vermentino 2015, Lunae: Profumi intensi di frutti, pesca, ananas, floreali di tiglio, ginestra, erbe aromatiche e agrumi freschi. Fresco, di corpo e sapido, lo ricordo ancora adesso a distanza di un anno da quando l’ho assaggiato. Se lo stappassi adesso ci farei un bel aperitivo (prolungato) a base di pesce.

Buon soggiorno e buon vino in Liguria

Urra di mare

Urra di Mare, il Sauvignon Blanc che non ti aspetti, perchè arriva dalla Sicilia e non dalle terre fredde del nord, perchè è di una finezza assoluta nel presentare i suoi profumi mentre tanti altri ti sbattono al naso un’intera pianta di pomodori o una cassetta di pesche gialle stramature. Questo Urra di Mare di Mandrarossa, è un’altra cosa, gli aromi si presentano ben integrati tra loro, eleganti, comunicando frutti freschissimi di pesca, ananas e agrumi, vegetali, dove è si presente la foglia di pomodoro, ma delicata, accompagnata da erbe aromatiche, timo, basilico e sensazioni minerali quasi di gesso che sfociano nel mentolato. In bocca  ha una bella acidità e sapidità, lieve e piacevole pungenza sulla lingua, chiude con un bellissimo agrumato citrino. Di quei vini che ti accompagnano disinvoltamente dall’aperitivo alla cena e dopo cena, che ti fanno portare il calice in giro per la casa in modo da averlo sempre disponibile a rinfrescarti e profumarti la bocca (peccato che la bottiglia finisca in fretta). Il nome Urra di mare è quello della Contrada dove sono ubicati i vigneti, a ridosso della riserva naturale del fiume Belìce, a Menfi (AG). I vigneti digradano fino al mare, immagino le sabbie africane trasportate dal vento che si depositano sulle vigne, le brezze marine, il sole che spacca e la forte escursione termica notturna. Terreni di medio impasto, argillosi e tradizione vinicola completano il profilo di questo ‘terroir’, capace di trasformare le uve di un vitigno internazionale in un vino dalla personalità unica. Il Sauvignon Blanc del Menfishire!

Luca Gonzato

Come riconoscere gli aromi nel vino e iniziare a degustare

Riconoscere gli aromi nel vino è più semplice di quello che pensi, prima di tutto bisogna rimettere in funzione il naso ed iniziare ad annusare qualunque cosa abbia un profumo e cercare di memorizzarlo. Tantissimi sono gli aromi che già abbiamo scolpiti nella memoria, legati all’infanzia ad esempio, alla frutta che si prendeva dall’albero, ai fiori che profumavano la casa, l’orto, una distesa di lavanda, o i mughetti in primavera che crescevano nel bosco di acacie vicino a casa. Se ci pensi, sono tanti i ricordi legati agli odori. Si tratta di risvegliarli e concentrarsi di fronte al bicchiere. Non parlerò di terpeni, norisoprenoidi e molecole dai nomi impronunciabili perchè lo scopo di questo post è quello di aiutare chi si avvicina alla degustazione di un vino. 

Pronto per iniziare?

Stappa una bottiglia, di qualunque genere, bianco, rosé, rosso, spumante, passito, scegli tu. Versane una parte in un calice da vino e fai una prima olfazione a bicchiere fermo, infilando ben bene il naso dentro al calice ed in modo da percepire subito cosa spicca tra gli aromi, il profumo dominante. Non soffermarti sul bicchiere, staccati e pensa a cosa ti ricorda, che tipo di odore è (aiutati con lo schema a cerchi delle macrocategorie o con le descrizioni riportate più sotto). Annusa ancora, velocemente, a cercare qualcos’altro o la conferma di ciò che hai sentito la prima volta. Memorizza gli aromi che hai sentito, ripensaci se erano davvero loro o degli altri. Se vuoi risenti ancora brevemente. 

Ora sei pronto per scatenare gli aromi, ruota energicamente il vino nel calice in modo da liberare tutti gli aromi (non farlo però con lo spumante perchè non ha senso, disperderesti solo l’anidride carbonica che lo caratterizza facendolo diventare meno godibile al palato, gli aromi dello spumante arrivano da soli al tuo naso, dalla normale dispersione carbonica in uscita dal calice, si usano calici stretti proprio per mantenere più a lungo gli aromi nel bicchiere). Il movimento del vino nel calice libererà altre molecole odorose che magari non avevi sentito prima. Delle volte può succedere che appena versato un vino, particolarmente nei bianchi, vi sia una fastidiosa nota di solforosa (serve a proteggere il vino da ossidazione e batteri), in questo caso ruota leggermente e lascia che il vino prenda aria qualche minuto e che le molecole (volatili) della solforosa se ne vadano, poi torna ad annusare e identificare.

Se pensi di sentire poco gli aromi puoi sempre comprimere una narice all’interno del calice ed aspirare intensamente con l’altra. Le olfazioni non devono essere continue e prolungate altrimenti ci si assuefà e si perde la capacità di sentire gli aromi distintamente. Con l’aiuto delle macrocategorie puoi già avere una direzione olfattiva del vino, ad esempio floreale in un vino bianco giovane con profumi di fiore d’acacia, oppure più categorie come in un rosso fruttato e tostato con profumi di ciliegia, mirtilli e note di vaniglia portate dall’affinamento in barrique. Negli spumanti possono essere le note floreali, agrumate o fragranti di pasticceria a prevalere. Nei passiti ci puoi trovare l’albicocca, l’uva passa, fichi secchi, canditi ecc. Non è possibile dare indicazioni univoche sulle caratteristiche aromatiche di un vino, anche se proveniente da singola uva, ogni vino si esprime in modo diverso, sono tante le variabili che influiscono sul profilo aromatico finale. Ci sono dei marcatori olfattivi specifici di ogni vino ma questo non vuol dire che poi li trovi in tutti i vini prodotti con quell’uva, faccio un esempio, il Riesling renano: è conosciuto prevalentemente per gli aromi di idrocarburi, in alcuni sono presenti in modo netto mentre in altri prevalgono le note fruttate tropicali o floreali, dipende dal terroir di provenienza delle uve, dalle lavorazioni in cantina e dall’affinamento. Un riesling della Mosella non è per niente uguale ad un Riesling dell’Oltrepò Pavese. 

Con il tempo si impara a riconoscere gli aromi e il riconoscimento diventa un gioco divertente e appagante. Non ti scoraggiare se hai sentito ‘poco’, ci vuole allenamento come qualunque altra attività.

Prova adesso a berne un sorso, trattenendolo in bocca e passandolo su tutta la cavità orale, arriveranno altri aromi, quelli retronasali a completare il quadro olfattivo. Ora dovresti avere abbasta input per dire la tua sugli aromi del vino che hai appena degustato. Questo è solo l’inizio, la prossima volta affrontiamo altre caratteristiche che lo rendono unico, ad esempio le morbidezze e le durezze che lo compongono.

L’obiettivo della degustazione, (che si può tranquillamente fare ognuno come gli pare) è quello di cercare di capire cosa si beve e dare una motivazione sensata a quei banali e frettolosi giudizi che si basano sul “mi piace/buono” oppure “non mi piace/cattivo”. Il riuscire ad individuare anche solo pochi aromi fa la differenza. Ogni vino è come un libro, puoi apprezzare solo la copertina, come si presenta, oppure decidere di leggerlo, capire cosa racconta e infine rileggerlo per cogliere tutti i dettagli e le sfumature. Che senso ha comprare una bottiglia spendendo dei soldi se poi il giudizio è limitato a due aggettivi? tanto vale prendere il vino in cartone (per quanto meriti anche lui una lettura). Altra cosa bella del degustare il vino è sentire come cambia nel calice con il passare del tempo, magari si presenta con un aroma fragrante e dopo trenta minuti ha lasciato il posto a note morbide di frutta in confettura, è una bevanda ‘viva’ e sentirla trasformarsi è un piacere, particolarmente se il vino è fatto bene ed anche dopo uno o due giorni che lo hai stappato ti regala belle sensazioni olfattive. Qui capisci anche la differenza tra vini ‘costruiti’ per il consumo e vini con un’identità specifica. Anche il calice vuoto, dimenticato sul lavello e annusato il giorno dopo restituirà ciò che di aromatico ne è rimasto impresso. Qui mi fermo altrimenti scrivo troppo. Spero di averti fatto venire la voglia di provarci.

Di seguito la descrizione delle macrocategorie con gli aromi principali, che seppur limitati possono agevolarti nel riconoscimento. In generale i profumi devono offrire una sensazione gradevole, l’insieme dei profumi determina il ‘bouquet’ che si esprime in complessità (quantità di aromi diversi che percepiamo), intensità (es. una o cento rose) e qualità del profumo (bellezza olfattiva). Ogni vino ha le sue caratteristiche, con note più o meno accentuate, a te scoprirle.

CLASSIFICAZIONE DEGLI AROMI

PRIMARI: aromi presenti nelle uve aromatiche che poi ritroviamo nel vino.

SECONDARI: aromi derivanti dalla lavorazione dell’uva, pigiatura e fermentazioni.

TERZIARI: aromi che si sviluppano durante l’affinamento, post fermentazioni, in legno, vetro, anfora.

C’è chi poi aggiunge un’altra categoria, quella degli aromi di affinamento QUATERNARI: zibetto (carne in macerazione, es. certi Malbec argentini), goudron (catrame, es. in alcuni Nebbioli evoluti), idrocarburi leggeri (benzina, es. nei vini Riesling della Mosella)

CATEGORIE AROMATICHE

AROMATICO: Il profumo che deriva solo da vitigni aromatici (Gewurtztramminer, Moscati, Malvasie, Brachetto). L’uva ha lo stesso profumo che si ritrova nel vino.

VINOSO: Il profumo del vino appena svinato dopo la fermentazione, spesso presente nei vini rossi giovani. Per farsi un’idea è caratterizzante del vino novello.

FLOREALE: Profumi di fiori, nei bianchi associati a fiori bianchi o gialli, biancospino, zagara, ginestra, acacia, bosso, mughetto, fiori d’arancio, camomilla, tiglio, magnolia, geranio. Nei rossi, rosa, viola, iris, giacinto, lillà, lavanda. Possono essere anche profumi di fiori appassiti o secchi.

FRUTTATO: Profumi di frutti bianchi, pesca bianca, pera, mela, melone. Frutti gialli, pesca gialla, albicocca, prugna. Frutti neri, ribes, mora, amarena, mirtillo. Agrumi, arancia, mandarino, pompelmo, limone, lime. Frutti esotici, ananas, papaia, banana, litchi, frutto della passione. Frutta secca, noce, nocciola, mandorla, fichi secchi, uva passa. Frutti canditi, scorza d’arancia. Confettura, frutta sciroppata. Nei bianchi si percepiscono maggiormente i profumi di frutti bianchi, gialli, esotici ed agrumi. Nei rossi prevalgono i frutti rossi e neri. Nei vini passiti di frutta essiccata, uva passa, albicocca e fichi secchi.

ERBACEO/VEGETALE: Profumi che ricordano l’erba appena tagliata, fieno, foglia di pomodoro, peperone, cavolo, aglio, cipolla, finocchio, fagiolini, salvia, rosmarino, basilico, timo, maggiorana. Alcuni di questi profumi sono caratteristici di vini come il Sauvignon, Merlot, Cabernet ecc.

MINERALE: Profumo di pietra focaia, polvere da sparo, grafite, talco, gesso, petrolio, idrocarburi, pietra bagnata, roccia marina salmastra, salinità. Si può intendere anche come la sensazione polverosa che un vino può dare in bocca. Il termine minerale è uno dei più dibattuti e controversi.

FRAGRANTE: Rimanda ai profumi di fiori e frutti freschissimi presenti nei vini giovani. Fragrante indica anche il profumo del pane appena sfornato e dei lieviti, presenti ad esempio negli spumanti o nei vini bianchi che hanno riposato sui lieviti. 

SPEZIATO: Profumi di spezie dolci o piccanti, vaniglia, cannella, pepe (bianco, nero, rosa), chiodi di garofano, coriandolo, anice stellato, zafferano, liquirizia, noce moscata, zenzero. La speziatura caratterizza principalmente i vini (sia bianchi che rossi) che hanno avuto un passaggio in legno (botti, tonneau, barrique). Spesso i ‘legni’ nuovi rilasciano sentori di vaniglia.

TOSTATO: Profumi di affinamento del vino in legno o in bottiglia che rimandano al cacao, cioccolato, caffé, tabacco, mandorle e nocciole tostate, cuoio, fumé.

ETEREO: Profumi di cera, ceralacca, iodio, medicinali, plastica, sapone, smalto, vernice, solvente. Profumi accettabili in minima quantità, al limite del difetto.

DIFETTATO: Odori sgradevoli, quellli che rendono un vino difettato, da rifiutare. Dal classico odore di tappo (tricoloroanisolo – t.c.a.) con sentori di sughero avariato, segatura bagnata, legno marcio, al ‘ridotto’ eccesso di solforosa (brodo vegetale, uovo marcio, cipolla, cavolfiore), Ossidazione (eccesso di contatto con l’aria), Sudore di cavallo, Muffa, Mela marcia, Aceto, Colla, Sapone, Plastica bruciata… 

Note: 

Uno strumento che può aiutare nell’individuazione degli aromi è la celebre “Ruota degli aromi del vino” di Ann C. Noble, www.winearomawheel.com

Per maggiori informazioni consiglio la lettura del bel libro di Luigi Moio, Il respiro del vino, edito da Mondadori (€ 13,00) e del manuale “La Degustazione” di Ais Associazione Italiana Sommelier Editore (€ 25).

Luca Gonzato

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