Dipende che Vino

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Casa del Chianti Classico

Sosta alla Casa del Chianti Classico in Radda in Chianti. Bellissima location nell’ex convento che ospita Museo, Enoteca e Bistrot. Si possono trovare tutte le etichette degli aderenti al consorzio, in vendita a prezzi di cantina e una decina di vini in degustazione, suddivisi tra ultime annate, riserve e gran selezioni.

Quattro i miei assaggi:

Chianti Classico 2016, Castello di Volpaia (Radda in Chianti), bel frutto fresco, dinamico, elegante, equilibrato, l’introduzione perfetta al Chianti Classico.

Chianti Classico Vigna Casi Riserva 2013, Castello di Meleto (Gaiole in Chianti), morbido con tannini evoluti e piacevoli note di tostatura in legno. Robusto, raffinato, bella personalità.

Chianti Classico Gran Selezione 2010, Millennium, Losi Querciavalle, (Castelnuovo Berardenga), carattere unico, gran corpo e armonia, a sorprendermi delle note finali di pino, di resina, wow.

Chianti Classico Bugialla Riserva 2015, Poggerino (Radda in Chianti). Begli aromi floreali e fruttati, robusto, speziato, pieno con finale balsamico, armonico e lungo, anche questa un’ottima riserva.

Tutti e 4 al Top, dove c’è il Gallo Nero c’è Qualità. Se passate da Radda in Chianti, fate una sosta, ne vale la pena, Angelica dell’enoteca è fantastica, al Bistrot si mangia bene spendendo il giusto… poi rilassarsi al fresco del chiostro con un calice di Chianti Classico ti rimette in sintonia con l’universo.

Luca Gonzato

Montepulciano e il suo Vino Nobile

Dopo una visita alle storiche cantine di Contucci, molto belle e tutt’ora in funzione, dove ho degustato i diversi crú e acquistato la Riserva 2013, sono stato all’Enoliteca del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano.

Il top per chi vuole avere una panoramica a 360”. Trovi l’ultima annata dei produttori di Vino Nobile di Montepulciano aderenti al Consorzio (circa il 70% dei produttori, oltre 100 le etichette). Con una comoda tessera a scalare si può scegliere dai distributori automatici l’etichetta preferita e la quantità, assaggio/degustazione oppure calice. Il posto è molto bello, con pavimento in vetro da cui si vedono gli scavi archeologici. Ottima anche l’assistenza del Sommelier in servizio.

Ho assaggiato una dozzina di Vini Nobili, tutti di qualità e degni di menzione, ma a mio gusto personale ne ho scelti 4 che segnalo come preferiti. Nobile di Salcheto 2015, elegante ed armonico. Nobile Simposio di TreRose 2013, potenza ed equilibrio. Nobile Talosa Riserva 2014, grande espressione dell’annata. Infine il Manvi 2014, bio. Un Nobile sincero, ricco, gustoso e naturale. 

È bella Montepulciano, si respira Sangiovese in ogni via e appena esci dal borgo sei tra le vigne ad ammirare i grappoli che ormai rossi si preparano per la prossima vendemmia.

Luca Gonzato

Cantina Fongoli, Montefalco

Visita alla Cantina Fongoli di Montefalco. Ad accompagnarci tra le antiche mura c’è Gaia, ci racconta di come Fongoli si distingua dagli altri produttori per la scelta di operare in biodinamica e per aver introdotto l’uso dell’anfora nella produzione del Sagrantino ‘Fracanton’.

Emozionante entrare nell’archivio storico dove riposano bottiglie dagli anni 60.

Il Sagrantino, per la sua quantità di tannini, sostanza colorante e volume alcolico è un vino predisposto all’invecchiamento, immagino quali belle sorprese possano riservare queste bottiglie.

In uno spazio attiguo abbiamo fatto una portentosa degustazione partendo dai bianchi, Grechetto e Trebbiano Spoletino, il primo più fresco e semplice, gradevolissimo in queste serate d’estate, mentre il secondo, grazie anche ad una breve macerazione sulle bucce senza filtrazione aveva un bel corpo ed aromi intensi che andavano dagli agrumi all’albicocca con bella persistenza aromatica.

A seguire, i rossi, Montefalco Rosso 2015, blend di Sangiovese con percentuali minori di Sagrantino (20%), Cabernet S. e Merlot. Ottimo vino da pasto, equilibrato e fresco.

L’altro Montefalco rosso assaggiato è il Serpullo, 18 mesi in botte grande. Rotondo, complesso, con delicate note di tostatura.

Ora i Sagrantini, 2008, perfetto in questo momento, morbido con tannini vellutati, frutti rossi che mantengono una bella freschezza. Lungo e persistente, gli darei almeno 92 punti. Top!. Assaggiato poi il 2011 che, per quanto già pronto ed ottimo, lascerei maturare un’altro anno almeno.

Ora il mitico Sagrantino Fracanton vinificato in anfora, senza solfiti a contatto con l’aria con macerazione fino a 3 mesi e successivo affinamento minimo di 3 anni in botti grandi ed un anno in vetro. Questo ti stupisce perchè oltre a mantenere le migliori caratteristiche fruttate e di affinamento regala aromi balsamici, mentolati. Senza dubbio un Sagrantino maestoso e, a ragione, l’orgoglio di questa cantina.

Infine il Passito, accenderei dei fuochi d’artificio per comunicare questo vino che ha delle note dolcissime sorrette da una bella acidità.

Il calice perfetto per conquistare chiunque, così, in modo naturale, come i vini di Fongoli. 

Luca Gonzato

Vernaccia nera di Serrapetrona

Era da tempo che volevo assaggiare la famosa Vernaccia nera di Serrapetrona, lo spumante dalle 3 fermentazioni, metodo Charmat, ricavato in parte da uve appassite. Mentre a Milano è quasi introvabile, nelle Marche lo trovi anche al supermercato. La Cantina che ho scelto è quella di  Alberto Quacquarini a Serrapetrona. Di un bel color rosso rubino vivace, ha aromi di amarena, ribes rosso, ciliegie. Le bollicine sono poco persistenti ma in bocca è qualcosa di unico, secco, con i sentori dolci dei frutti e una sensazione vellutata. Ha una bella struttura e persistenza aromatica, io l’ho apprezzato come aperitivo accompagnandolo al tipico salame a grana fine e pasta morbida della zona, il Ciauscolo. Inutile dire che la bottiglia, in quattro, è presto finita.

Antica Cantina Valerio Lucarelli

Cercando sul web qualche Cantina nelle vicinanze di Gualdo (MC), nelle Marche, ho scoperto quella di Valerio Lucarelli, in Contrada S. Costanzo a San Ginesio, attiva dal 1791, così li ho chiamati e programmato una visita. Ad attenderci il Sig. Valerio che ci racconta la storia della Cantina, dei vigneti, che in questa zona producevano uve a basso contenuto zuccherino e di conseguenza vini di poca struttura e grado alcolico. Ci mostra l’antico forno e il calderone in rame che serviva a cuocere le uve per avere un mosto ridotto che poi fermentava dando vita a un vino più strutturato e ricco di aromi, un’antica usanza che ancora qualcuno porta avanti in questa regione. Racconta poi, con un tono triste, di quando la Comunità Europea finanziava per l’espianto delle vigne, si persero ettari di vigneti e varietà autoctone. Gli anni in Piemonte, la voglia di ritornare a far vino nella sua terra, i figli all’estero a specializzarsi ed infine il tragico evento del terremoto che gli ha tolto casa oltre che il sonno. Si percepisce però che gli fa piacere la nostra visita, ci si sente in famiglia da Lucarelli, aldilà del vino, è bello ascoltarlo perché riesco a capire di più sul territorio, quel ‘terroir’ che in primis è fatto da persone e tradizioni oltre che da vigne, terreni e clima. Valerio ha 79 anni, la sua è la quinta generazione, a testimoniare la storicità della cantina è in bella mostra nella bottaia un’antico torchio in legno costruito da maestri d’ascia.

Vecchie e nuove barrique riempiono lo spazio e arricchiscono di aromi i vini ottenuti da Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Vernaccia nera. Varietà che Lucarelli ha selezionato come le più adatte a questo territorio collinare poco distante dai monti Sibillini. Sento nel suo racconto tutto l’orgoglio per essere riuscito a far studiare e viaggiare i figli all’estero e quanto la passione per il vino lo abbia fatto andare avanti superando ogni difficoltà.

A farci compagnia sono arrivate anche la moglie e la figlia, ed insieme assaggiamo un bicchiere di Sarnum, l’orgoglio di casa. È un 2011, Sangiovese con una piccola percentuale di Cabernet Sauvignon (circa il 10%), affinato 2 anni in barrique e poi in bottiglia. I profumi di ciliegie, more, prugne e quelli di affinamento danno il benvenuto ad una consistenza robusta, quasi masticatile di frutti rossi e bellissime note di cacao. Il vino ha un volume alcolico del 15%, ma si sentirà solo dopo, ha ancora una bella acidità e tannini composti. Rimane lungamente in bocca con begli aromi. Ottima la combinazione con ‘una punta’ di cabernet che gli dona un lieve sentore vegetale che con l’affinamento mi sembra si trasformi in erbe aromatiche. Certamente un vino che può passare altri 10 anni in bottiglia e restituire piacevoli sensazioni.

Passerei la giornata con questa famiglia per conoscere meglio questa zona ma i miei figli piccoli premono per andare, non posso biasimarli ma mi dispiace non poter assaggiare anche l’altro vino di casa, il Lenòs, blend di Sangiovese e Vernaccia nera. Lo farò comunque nei prossimi giorni con i compagni di vacanze tra queste splendide colline. 

Un ringraziamento di cuore alla famiglia Lucarelli per averci aperto le porte in un giorno di festa, per il buon vino e la compagnia, con l’augurio di veder presto la sesta generazione affiancare la quinta nella produzione di vini. 

Ps mi sono fatto un appunto che tra un anno o due devo tornare per assaggiare il Sarnum che è ora in affinamento.

Luca Gonzato

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