Dipende che Vino

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L’Oro delle Isole

…ovvero come chiudere da Re una giornata di degustazioni con tre vini che brillano come lingotti. Valgono oltre i 90 punti sulle guide di settore e soprattutto si mostrano con un ventaglio di profumi così ampio che il termine ‘complessità’ sembra inventato apposta per loro. 

Puoi stare ore a ruotare questi vini nel calice e meditare su quali profumi si possono distinguere, oppure puoi goderteli con abbinamenti sorprendenti. Senz’altro sono tutti da provare almeno una volta.

Vernaccia di Oristano Riserva 1991 Contini. Dalla valle del Tirso in Sardegna questo vino maturato sui lieviti flor in piccole botti scolme di rovere e castagno. Un vino con note ossidative che si presenta con profumi intensi di mandorle, nocciole, agrumi, scorza d’arancio. Ideale con pasticceria, ma vista la bella sapidità e acidità io lo proverei con i tipici spaghetti alla bottarga. Il costo è di 35/40€.

Vecchio Samperi Perpetuo Marco De Bartoli. È di fatto un Marsala vergine, ‘sans année’, metodo di affinamento ‘perpetuo’, prevede un’aggiunta del 5% di vino nuovo, ogni anno ai fusti di rovere e castagno dove affina per almeno 20 anni. Uve Grillo 100%. Profumi di frutta secca e passita, note balsamiche ed eteree, caramello e tanto altro. Caldo, avvolgente, lunghissimo. Un vino senza tempo che puoi abbinare ad esempio al cioccolato fondente, io però lo metterei alla prova con i ricci di mare o con le ostriche. Costo sui 50€.

Bukkuram Sole d’Agosto 2015, Passito di Pantelleria Marco De Bartoli. Uve di Zibibbo 100% (Moscato di Alessandria). Colore ambra, sprigiona sentori di frutta sciroppata, agrumi, mango, zenzero, marmellata di albicocca e se lo tieni sulla lingua qualche minuto, magia, ti ricorda il dado per fare il brodo, l’umami. Dolce ed equilibrato nell’acidità, sole, mare, infinito. Pensa al dolce che preferisci, mangialo in fretta e poi goditi con estrema lentezza, questo passito.

Luca Gonzato

Trentodoc 2018, Milano

Trentodoc in città, Milano. Lunedì 1 Ottobre 2018 si è svolto il consueto appuntamento con i Produttori di Trentodoc in collaborazione con Ais (Associazione Italiana Sommelier). Un’occasione che quest’anno si è rivelata magnifica per la qualità degli Spumanti (metodo classico) proposti dalle 31 Cantine presenti. Ovviamente non posso citarle tutte (tra l’altro sono solo una ventina gli assaggi fatti), posso però segnalare quegli spumanti che maggiormente mi hanno colpito. Comunque quando si parla di Trentodoc, la qualità non è un optional, la si trova ad alti livelli in ogni produttore.

Tornando alla serata milanese, a lasciare il segno sulle mie papille gustative 😋 sono stati i  ‘Dosaggio Zero’ nella versione Millesimata di Revì e in quella Altinum della Cantina Aldeno. 😃 L’extra Brut di Etyssa e il Brut Bouquet di Pedrotti. Poi le Riserve, 🙌 mi viene da alzare le mani al cielo come ringraziamento per così tanta bellezza gustativa ❤️ 2008 Madame Martis Brut Millesimato di Maso Martis. ❤️ Abate Nero ‘Cuvée dell’Abate’ Brut Riserva 2008. ❤️ Letrari, Brut 976, Riserva del Fondatore. ❤️ Mas dei Chini, Inkino Carlo V, Brut Riserva 2008. …che serata!

Sull’onda dell’entusiasmo e della voglia di sapere dove si trovano le Cantine delle quali ho apprezzato i prodotti, ho realizzato un’infografica nella quale sono presenti tutti e 51 i produttori di Trentodoc. Se ti trovi a percorrere quelle strade, ora sai anche dove fermarti…

Luca Gonzato

L’Albarola delle Cinque Terre

Er Giancu, Azienda Agricola Possa
Giallo paglierino intenso, profumi di frutta gialla matura, miele, floreale, mi ricorda il corbezzolo… qualche minuto di attesa e una vigorosa rotazione nel calice, si apre ed arriva un’ondata marina con sentori salmastri che sembra di stare sugli scogli. Note minori di timo, fumé… In bocca ha una bella freschezza, è sapido e minerale, sensazione ‘polposa’ di frutto e leggerezza che chiama il ‘sorso’ con semplicità e discreta finezza. È un ‘triple A’ (agricoltori, artigiani, artisti), ciò che meglio si avvicina al concetto di ‘vini naturali’. Il vitigno (autoctono) è l’Albarola, la zona dei vigneti sono le Cinque Terre, Riomaggiore in Liguria. La produzione è minima e rapportata ad un territorio di ‘viticoltura eroica’, 1000/1500 le bottiglie prodotte. Giustificato quindi il prezzo, di circa 18€. Personalità autentica in questo vino che si abbina perfettamente a piatti di pesce con insita grassezza, ad esempio Orata, Rombo o con tendenza dolce come i Crostacei. L’unico difetto è che finisce troppo in fretta. Buono buono!

Luca Gonzato

Nerello Mascalese, Vigne Vecchie, Calabretta

Il Nerello Mascalese di Massimiliano Calabretta, nella versione Vigne Vecchie del 2007. Indubbiamente un vino carismatico dove gli aromi terziari di affinamento giocano un ruolo di primo piano nel dargli carattere e spessore. L’uva, Nerello Mascalese, vitigno autoctono siciliano, viene coltivato da Calabretta in vigne a piede franco con oltre 80 anni di età ai piedi dell’Etna, su suoli ‘neri’ vulcanici. La cantina si trova a Randazzo, in Provincia di Catania. Il vino, dopo un lungo affinamento di 60 mesi in botti di rovere e in vetro, si presenta di un bel rosso rubino tendente al granato con profumi di rosa passita e frutti rossi. Sentori balsamici e spezie dolci su base sapida. Caldo e tannico si muove morbido accompagnando lungamente gli aromi. Nel complesso è armonico e fine. Ma… al secondo assaggio, inizio a sentire l’alcol, 15° di volume. Immagino queste uve scaldate dal sole di giorno, tanta luce, il fresco della sera con il terreno che mantiene e rilascia il calore. Le viti ci godono e offrono uve ricche di zuccheri che in fermentazione (naturale con lieviti indigeni) si trasformano in gradazioni elevate. Per certi versi mi ricorda alcune Barbera piemontesi, ma qui c’è una finezza diversa, minerale. Questo Nerello Mascalese Vigne Vecchie è un vino ‘maschio’ per la potenza che trasmette e ‘femmina’ per l’eleganza con cui si lascia bere. Ancora un goccio, davvero buono. Mi rigiro tra le dita il tappo, al tatto non capisco se è sintetico o sughero, non presenta il classico punto di contatto con il vino, rosso e profumato, è di un tenue rosato. Sono passati 11 anni e questo tappo è integro. Approfondisco la questione visitando il sito di Nomacorc, è una linea di tappi 100% riciclabili, derivati dalla canna da zucchero e dall’aspetto molto simile al sughero. Le prestazioni più interessanti di questa tipologia di tappi sono relative alla capacità di scambio controllato di ossigeno e all’esenzione garantita da TCA (difetto del vino, dovuta al sughero infettato, odore di tappo). Beh devo dire che non rimpiango il sughero, svolge il suo ruolo in modo eccellente proteggendo il vino e consentendo la naturale evoluzione. Dimenticavo di dire che questo vino è un “triple A” (agricoltori, artigiani, artisti), sinonimo di vini naturali prodotti nel rispetto della terra. Spero di avervi fatto venir voglia di assaggiare un Nerello Mascalese, che come vitigno è poco conosciuto soprattutto nel nord Italia. Poi se volete la garanzia di assaggiarne uno ‘buono’ vi consiglio questo di Massimiliano Calabretta. L’abbinamento è ovviamente con le carni rosse ma se non avete preconcetti verso il ‘fast food’ io l’ho trovato fantastico con un grande hamburger insaporito da salse (es. BigMac). Gran bel lunedì.

Luca Gonzato 

Brunello di Montalcino Banfi

Tenevo il Brunello di Montalcino 2011 di Banfi in cantina quasi come fosse una reliquia, aspettavo l’occasione, ma non sono così coerente con me stesso da aspettare una reale occasione, me la creo, “giornata lavorativa intensa = ci vuole un buon vino”. Torno al Sangiovese perchè è il ‘nostro’ vino, il rosso italiano per antonomasia, il vitigno più coltivato in Italia e tra i primi dieci nel mondo. Il terroir rinomato di Montalcino, la produzione di Castello Banfi, caratteristiche uniche per un gran vino. Per la cronaca sono 118 i cloni registrati di Sangiovese, riconducibili alle macrofamiglie di Toscano, Brunello, Prugnolo Gentile, Morellino, Romagnolo e Marchigiano. Purtroppo, a cena, ho sbagliato l’abbinamento, tocchi di pollo saltati nella wok con aglio, rosmarino, salvia, timo, liquirizia, aceto balsamico e marsala (si lo confesso il marsala non mi fa impazzire e la bottiglia aperta da mesi la voglio finire in qualche modo). Il Brunello Banfi si presenta di un bel colore rubino intenso, ricco di sostanza colorante che lascia poco spazio alla luce, l’unghia è aranciata. Consistente nel calice sprigiona sentori di piccoli frutti rossi in confettura, fiori passiti, viola, more. Il gusto è fruttato con un filo conduttore balsamico, mi ricorda l’eucalipto, il mentolo. Ha un bella struttura, i tannini sono ben integrati e mi fanno sognare delle succulente costine alla brace piuttosto che questa carne bianca di pollo aromatizzata. Si sentono bene anche delle note di affinamento in legno (2 anni, 50% in botti grandi e 50% in barriques + un anno -minimo- in bottiglia). Acidità equilibrata e armonia di tutte le componenti. È un vino che nelle guide riceve punteggi molto alti, sopra i 90 punti. Forse sbaglio ma questo 2011 non ha ancora quella persistenza aromatica che mi aspettavo, per il resto mi è piaciuto molto e confermo un ottimo giudizio. Eccellente per rimettersi in sesto dopo una giornata di lavoro.

Luca Gonzato

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