‘Il vino ci unisce’, è il titolo dell’iniziativa organizzata da Onav (organizzazione nazionale assaggiatori vino) che invita i soci a realizzare un video con la presentazione di un vino. Viviamo tempi difficili a causa del virus Covid-19 e tutto ciò che può restituirci un minimo di socialità è ben accetto. Il mio contributo vede protagonista un vino valtellinese, non uno banale, bensì quello che definirei il rosso più ‘robusto’ di Lombardia, lo Sforzato.
Cronaca di una giornata assolata dai contorni color rubino con riflessi granato
Partenza alle 8 da Milano, destinazione Valtellina, a farmi compagnia c’è Sasha, amico Sommelier e compagno di corso in AIS. Le chiacchiere sul vino ci fanno percorrere velocemente i chilometri e ci ritroviamo presto a costeggiare l’Adda ed ammirare le vigne sulla nostra sinistra. Che spettacolo, si susseguono i vigneti facendo bella mostra di sé con i nomi dei produttori, ben visibili dalla statale che stiamo percorrendo. Mi tornano in mente le emozioni dei vini assaggiati, le differenze di ognuno che rendono unico questo territorio. Arriviamo così a Chiuro, nella sede di Nera dove ad aspettarci, nel bellissimo Wine Bar, c’è Francesco di Bernardo che oltre ad essere un commerciale si rivelerà una fonte inesauribile di informazioni preziose per noi appassionati degustatori. Dopo poco ci raggiunge anche il Patron dell’azienda, il Signor Pietro Nera. È un onore conoscerlo, schietto e simpatico ci mette subito a nostro agio, si respira un clima familiare.
Francesco ci racconta dell’Azienda, dei figli, la quarta generazione, una storia di successi e di qualità. Siamo da uno dei tre più grandi produttori della valle. Accettiamo volentieri di visitare le vigne di proprietà nella sottozona Inferno. Percorriamo qualche chilometro salendo sui tornanti in località Poggiridenti a 400/450 m slm. Wow, la vista sulla valle è magnifica, scendiamo tra i filari, ‘viticoltura eroica’ mi riecheggia in testa, qui tutto a mano e devi anche stare attento a dove metti i piedi se non vuoi finire di sotto, le pendenze sono significative. Il sole batte forte anche se sono solo le 11. In piena estate il caldo diventa infernale, tanto che i lavori in vigna vengono fatti solo la mattina presto.
Guardo i miei piedi, vicini al bordo del terrazzamento, noto una pianta di fichi d’india che ha trovato qualche interstizio dove infilare le radici, è come se fosse lì a dire ‘qui ci sto bene, c’è tutta la luce e il calore che voglio’. Il terrenoha uno strato superficiale di 20/30 cm di terra mista a detriti sassosi e sabbiosi, sotto lo scheletro è grossolano di pietre, poi la roccia, ben drenante. Tanta luce e la brezza che sale dal lago, esposizione sud, il luogo ideale per il nebbiolo che sceglie di crescere solo in posti particolari. Non è un caso se lo troviamo solo qui, in Piemonte ed in piccola parte nella Valle d’Aosta e nella Gallura. I vini della sottozona Inferno sono tra quelli più apprezzati della DOCG Valtellina Superiore e Sforzato, quelli con più corpo/struttura. Uno sguardo ai grappoli che si stanno formando, si riconosce la tipica forma allungata del nebbiolo con l’ala che sembra un’altro grappolo.
Tornati in sede visitiamo le Cantine, dove a colpirmi sono le grandi botti, protagoniste dell’affinamento dei nebbioli di Nera, alcune così grandi che sono state costruite in loco.
Passiamo da un locale all’altro dove si susseguono gli enormi tini di fermentazione, le vasche in cemento, ed altre botti dalle dimensioni più piccole fino ad arrivare alle barrique. Una parte della cantina è poi dedicata all’appassimento delle uve che avviene in cassette, serviranno poi per la produzione dello Sforzato.
Al Wine Bar i calici sono pronti per la degustazione, si inizia con ‘La Novella’ 2017, un nebbiolo vinificato in bianco con una piccola percentuale di Chardonnay e Incrocio Manzoni (20%), è la prima volta che assaggio un nebbiolo ‘in bianco’ non spumantizzato ed è una bella sorpresa, sarà il caldo e la prossimità dell’ora di pranzo, ma è un ottimo vino da aperitivo, fresco e beverino. Aromi di fiori bianchi, una bellissima mela verde e più sfumati l’ananas e la banana. Segue il Rezio, altro bianco, stesse uve ma con affinamento in barrique per 15 mesi. Di corpo, strutturato, con aromi di fiori e frutti gialli maturi, burroso in bocca e persistente. Un Signor Bianco, decisamente più impegnativo, ti fa immaginare abbinamenti con piatti di pesce o formaggi a pasta semidura.
I rossi, l’espressione più alta del nebbiolo, Sassella Riserva Nera 2010, tutta l’eleganza del Sassella e il contributo di una grande annata. Armonico, fine, dagli aromi floreali di viola e fruttati, lampone, frutti di bosco, confettura fresca. Affinamento in botte grande, la tradizione di Nera. Penso ai cugini delle Langhe, a come questo Nebbiolo delle Alpi abbia tutte le qualità del grande vino e di come non abbia però (inspiegabilmente) la loro stessa considerazione e valore sul mercato. Il secondo rosso è la Riserva Caven la Priora, Sassella. Stessa annata e stesso terroir, qui però, complice la ‘botte piccola’ gli aromi sono più orientati verso le spezie, liquirizia, cacao, cuoio, ‘tanta roba’…
Riserva Nera 2009 Grumello (botte grande), altra sottozona, diverso risultato, più floreale, verticale con note sapide, elegante, lungo. Ora in Valgella con il Crù Le Signorie di Nera, Riserva 2011, che dire, altro bel Nebbiolo elegante, sapido, con tannini evidenti ma composti, equilibrato, persistente. Sassella Inferno Riserva Nera 2010, la potenza e l’equilibrio, mi viene in mente il celebre slogan Pirelli ‘La potenza è nulla senza controllo’, ed è l’affinamento (almeno 36 mesi) con la botte grande a dare quel controllo che determinerà poi un grande Valtellina Superiore Riserva. L’ultimo assaggio è dedicato alla Riserva Giupa di Caven 2010. Vendemmia tardiva, Crù di Bianzone nelle terrazze retiche. L’uva viene passita un mese in vigna tagliando i tralci. Solo 1 ettaro vitato per questa delizia di vino, morbido, vellutato, con i tipici aromi di viola e frutti rossi. Davvero una bella degustazione dove abbiamo apprezzato le diversità di ognuna delle Riserve, difficile stabilire una classifica di piacevolezza. L’eleganza e finezza di Nera da una parte e la forza quasi selvaggia di Caven dall’altra, due anime che insieme sono in grado di offrire un ventaglio di versioni in grado di soddisfare ogni palato.
Francesco vorrebbe farci assaggiare anche gli Sforzati ma ora c’è bisogno di mettere sotto i denti qualcosa di sostanzioso per rimettersi in sesto, siamo anche in ritardo per il ristorante prenotato qualche giorno prima. Comunque gli Sforzati di Nera e Caven ‘Messere’ li ho portati a casa per degustarli con calma.
Pochi passi e siamo al Ristorante San Carlo dove pranziamo con delle succulente tagliatelle fatte in casa con sugo di selvaggina, mi lascio poi tentare da un tris di ottime bresaole di cavallo, manzo e cervo. Ci scappa un’altro calice di vino, come fai a bere acqua con questi piatti?. Ci intratteniamo a chiacchierare di nebbioli con la giovane titolare che scopriamo essere una Sommelier Ais, simpatica e preparata, ha praticamente tutte le etichette di vini della Valtellina in bella mostra.
Tornati da Nera concludiamo gli acquisti e ci gustiamo un nebbiolo passito, seduti e rilassati, nell’area esterna del Wine Bar. Il sole è ormai a ovest, è il momento di ripercorrere all’indietro la stessa strada da cui siamo venuti. Una dopo l’altra scorrono le sottozone e mi sale un pizzico di tristezza, vorrei fermarmi da ogni produttore, sentire la sua storia e assaggiare i suoi vini. Poi però mi ricordo delle bottiglie nel bagagliaio e torno felice a casa con un pezzetto di eccellenza Valtellinese, quella delle Cantine Nera e Caven.
Tutte le DOCG di Valtellina Superiore e Sforzato, i loro produttori e la posizione dei vigneti
Ancora il Nebbiolo in purezza, chiamato però Chiavennasca in Valtellina, siamo a poca distanza da Milano, se non ci fossero però le alpi orobiche a dividerci e una strada tortuosa per raggiungerla (leggi, stai in colonna). I vigneti si estendono fino ai 600m delle Alpi Retiche nel versante soleggiato che segue il corso del fiume Adda lungo la vallata, qui come in Valle d’Aosta o in Liguria si pratica una viticoltura ‘eroica’, quasi tutto è fatto a mano sia per le pendenze dei vigneti che per la dimensione degli stessi che sono spesso dei piccolissimi appezzamenti sparsi qua e la sul crinale fino ai 600m d’altezza.
Oltre al Chiavennasca sono coltivate altre tipologie di uve come la Rossola, la Pignola valtellinese e la Brugnola. Le 5 DOCG di Valtellina Superiore con menzione di sottozona sono Maroggia, Sassella, Grumello, Inferno e Valgella, si susseguono da Berbenno a Tirano, ogni zona dona al vino caratteristiche diverse sia per quanto riguarda la composizione del suolo che per l’esposizione. Quelli di Maroggia hanno una spiccata acidità, Sassella più equilibrati ed eleganti, nel Grumello si evidenziano morbidezza e longevità, quelli di Inferno sono i più strutturati e tannici mentre in Valgella troviamo quelli con struttura e complessità più contenuta. La valle si percorre in poco tempo sulla statale, ma se provi a fare la strada dei vini allora tutto si complica, le vie sono strette e spesso ti trovi ad attraversare paesi dove se incroci un’auto in senso contrario inizi ad imprecare, l’ideale sarebbe andarci in moto o in bicicletta se hai buone gambe per affrontare le salite e potersi così godere il passaggio di queste vigne storiche. Ho assaggiato diversi V. Superiore e qualche Sforzato e sono convinto che meriterebbero una ben più alta notorietà nel panorama dei vini Italiani. Gli aromi caratteristici Del V. Superiore sono quelli della frutta rossa in confettura, le spezie, il cuoio. Il colore tende velocemente verso il rosso granato tipico del Nebbiolo. Lo Sforzato o Sfursat è prodotto in modo similare all’Amarone veneto, le uve vengono appassite per 3 mesi in fruttai, ne risulta un vino di notevole corpo e volume alcolico, difficile da abbinare se non con qualcosa di altrettanto strutturato. Come l’Amarone, lo Sforzato è impegnativo da bere, io preferisco degustarne un pochino da solo, invece il V. Superiore, pur essendo comunque un gran vino, lo apprezzo di più in generale e particolarmente in abbinamento al cibo, pensando alle tipicità valtellinesi è perfetto con un formaggio Bitto Storico, i Pizzoccheri o gli Sciatt.
Le Aziende che ho catalogato nell’Infografica sono 38, alcune hanno proprietà suddivise in più sottozone ed altre invece hanno produzioni più contenute e pochi ettari coltivati, alcuni fanno solo il V. Superiore o solo lo Sforzato ed altri invece hanno molteplici versioni. Tutto questo così la prossima volta che vai in Valtellina e ti trovi al ristorante in imbarazzo di fronte ad una lista infinita di Valtellina Superiore puoi sempre riaprire questo post e decidere quale zona o Cantina si abbina meglio al tuo gusto.
Di seguito l’elenco delle Cantine e alcuni riferimenti. I nomi dei vini che ogni Cantina produce li puoi vedere sull’Infografica o visitare il sito web del produttore.
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