Categoria: vini rossi italiani

Lacrima di Morro d’Alba

©dipendechevino

Un vitigno, un terroir

Mi è venuta voglia di parlare di questo vino perchè l’ho degustato varie volte, sempre con piacere, il suo nome è di quelli che ti rimangono impressi, ‘Lacrima di Morro d’Alba’ (non c’entra niente con l’Alba piemontese, siamo nelle Marche). Di per sé, Lacrima, farebbe pensare a qualcosa di triste e invece la sua anima è esattamente l’opposto, fresca, gioiosa come i fiori e i frutti di inizio estate che la caratterizzano. Il nome è dovuto alla particolarità delle uve che a maturazione tendono a lacerarsi e quindi a ‘lacrimare’. Ha origini lontane, se ne hanno tracce già in documenti del XII secolo, quando Federico Barbarossa scelse come dimora, durante l’assedio di Ancona, la fortezza di Castrum Morro (l’attuale Morro d’Alba) ed apprezzò il profumatissimo vino della zona. Dal 1985 la Lacrima è riconosciuta come DOC nelle sue tre versioni: Base, Superiore e Passito. I sei comuni della denominazione (Morro d’Alba, Monte San Vito, San Marcello, Belvedere Ostrense, Ostra e Senigallia) si trovano tra Pesaro ed Ancona nella zona collinare, abbastanza vicina al mare. I terreni sono perlopiù argillo/sabbiosi con componenti minerali che insieme alla vicinanza del mare e al clima mediterraneo si sposano felicemente con il vitigno Lacrima, autoctono delle Marche.

Perchè è speciale la Lacrima di Morro d’Alba?, Per i suoi sentori così prepotentemente floreali e fruttati che ti inebriano e per la facilità con cui si lascia bere. Il colore è di un rosso rubino con riflessi porpora, luminoso, gli aromi freschissimi di rosa, viola, piccoli frutti rossi e neri, ma puoi trovarci anche note sapide o speziate, oppure di selvatico ‘foxy’. Generalmente queste uve non vedono ‘legno’, perlopiù acciaio o cemento per le fermentazioni e breve affinamento di qualche mese in bottiglia. Nelle versioni ‘Superiore’, oltre al tempo più lungo di affinamento (9 mesi o più) e il volume di alcol (min. 12%), aumenta la struttura e la complessità, gli aromi si spostano più sui frutti di bosco in confettura, il floreale sul passito/secco, le spezie. È un vino da assaporare giovane, entro qualche anno dall’imbottigliamento. Lo definerei il ‘rosso’ perfetto per questa stagione, quando la sera, a causa del caldo patito durante il giorno, si ha poca voglia di cucinare e basta quindi mettere in tavola qualche salume (meglio se Marchigiano) e una fresca bottiglia di Lacrima per ritemprarsi. C’è poi la versione Passito, che immagino ideale come accompagnamento ai dessert o da meditazione, purtroppo non l’ho ancora degustato ma conto di farlo nei prossimi mesi e integrare l’articolo.

Le bottiglie riportate qui sopra sono le ‘Lacrime’ assaggiate qualche tempo fa. Tenuta San Marcello durante i Wine Days 2018 a Milano, versione base chiamata Bastaro e, il Melano con l’etichetta nera (Superiore). Ricordo il notevole corpo, la complessità olfattiva fruttata del Melano con note speziate, mentre a prevalere nella versione base era il floreale. Podere Santa Lucia (Comune di Monte San Vito), assaggiato in degustazioni guidate (viene proposto come esempio di Lacrima sia nei corsi AIS che ONAV), bel fruttato di amarena, rosa e speziatura (pepe). Ho poi acquistato, per questo articolo, altre due Lacrime. La prima, della Cantina Velenosi (vigneti in San Marcello), Querciantica Superiore, in cui ho ritrovato le tipiche caratteristiche e uno spiccato fruttato di lampone, fragola e mirtilli, con tannini composti, giusta acidità e persistenza. La seconda, quella prodotta da Marotti Campi (comune di Morro d’Alba), in versione Superiore e chiamata Orgiolo, si distingue per note minerali che mi ricordano la grafite delle matite, speziatura di chiodi di garofano e di tostatura. Sono comunque i sentori di rosa canina e frutti piccoli rossi a prevalere. C’è poi un volume alcolico del 13,5% a dare morbidezza e calore.

In generale, tutte le lacrime assaggiate mi hanno riportato gli aromi prevalenti di rosa, violetta e frutti rossi, comunicando una bella freschezza e la facilità di beva, tipici di questo vino.

Ad inizio articolo è riportata un’infografica con tutti i produttori e i comuni della denominazione. Il mio piccolo contributo al sostegno della produzione di questa DOC che spero possa aiutare il consumatore nell’acquisto. Ovviamente è un lavoro ‘in progress’, che mi auguro possa ampliarsi. Vi invito a segnalarmi altri produttori che magari non sono stati menzionati.

Infine, per chi è innamorato della Lacrima, consiglio di assaggiare anche la versione ‘Vino e Visciole’, fatta con piccole ciliegie selvatiche che vengono fatte macerare e fermentare con l’aggiunta di zucchero. Viene poi aggiunto lo sciroppo ottenuto al vino base di Lacrima di Morro d’Alba. Una vera tipicità Marchigiana, e poi… solo lacrime di gioia.

Luca Gonzato

Di seguito, i produttori con i relativi vini, suddivisi per Comune della denominazione.

MORRO D’ALBA

Antica Cantina Sant’Amico: Lacrima di M.d’A.; Lacrima di M.d’A. Venere Oro | Superiore. www.anticacantinasantamico.it

Badiali & Candelaresi: Lacrima di M.d’A. Laureto; Lacrima di M.d’A. Lutho. www.badialiecandelaresi.it

Belisario: Lacrima di M.d’A. www.belisario.it

Brunori: Lacrima di M.d’A. Alborada; Lacrima di M.d’A. Il Roccolo | Superiore. brunori.it

F.lli Badiali: Lacrima di M.d’A. Paucca | Superiore. tel. 073163510

Lucchetti: Lacrima di M.d’A.; Lacrima di M.d’A. Mariasole; Lacrima di M.d’A. Guardengo | Superiore ; Lacrima di M.d’A. | Passito. www.mariolucchetti.it

Marotti Campi: Lacrima di M.d’A. Rubico; Lacrima di M.d’A. Orgiolo | Superiore. www.marotticampi.it

Monte Schiavo: Lacrima di M.d’A. Terre Monte Schiavo, Marzaiola. www.monteschiavo.com

Olivetti: Lacrima di M.d’A.; Lacrima di M.d’A. Morruco | Superiore. www.olivettivini.altervista.org

Pellegrini: Lacrima di M.d’A.; Lacrima di M.d’A. | Superiore. 1.cantinapellegrini.it

Quota 33: Lacrima di M.d’A.; Lacrima di M.d’A. | Superiore. www.gianlucabartolucci.it

Romagnoli: Lacrima di M.d’A. Barbarosso; Lacrima di M.d’A. Mirum Mundi | Superiore. www.cantinaromagnoli.it

Santa Barbara: Lacrima di M.d’A. Pignocco. www.santabarbara.it

Sarò: Lacrima di M.d’A. Sarò; Lacrima di M.d’A. Gaude | Superiore. www.lacrimasaro.it

Stefano Mancinelli: Lacrima di M.d’A.; Lacrima di M.d’A. Sensazioni di Frutto; Lacrima di M.d’A. | Superiore ; Lacrima di M.d’A. Re Sole | Passito. mancinellivini.it

Umani Ronchi: Lacrima di M.d’A. Fonte del Re. www.umanironchi.com

Vicari: Lacrima di M.d’A. Lacrima Del Pozzo Buono | Superiore ; Lacrima di M.d’A. Essenza Del Pozzo Buono; Lacrima di M.d’A. Dasempre Del Pozzo Buono; Lacrima di M.d’A. Amaranto Del Pozzo Buono | Passito. www.vicarivini.it

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SENIGALLIA

Conte Leopardi: Lacrima di M.d’A. www.conteleopardi.com

Luigi Giusti: Lacrima di M.d’A. Lacrima; Lacrima di M.d’A. Selezione Rubbjano; Lacrima di M.d’A. Luigino | Superiore. www.lacrimagiusti.it

Mazzola: Lacrima di M.d’A. Sanguineto | Superiore. aziendaagricolamazzola.it

Vigna degli Estensi: Lacrima di M.d’A. Piramo; Lacrima di M.d’A. Ius Lacrimae | Superiore. www.vignadegliestensi.it

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OSTRA

Boccafosca: Lacrima di M.d’A. Nerium; Lacrima di M.d’A. Superbo | Superiore. www.boccafosca.it

Buscareto: Lacrima di M.d’A.; Lacrima di M.d’A. Compagnia | Superiore. buscareto.com

Cantina Mezzanotte: Lacrima di M.d’A.; Lacrima di M.d’A. Passione di Mezzanotte | Superiore. www.cantinamezzanotte.it

Palazzo Censi Buffarini: Lacrima di M.d’A.; Lacrima di M.d’A. | Superiore. www.palazzocensibuffarini.it

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SAN MARCELLO

Filodivino: Lacrima di M.d’A. Diana. www.filodivino.it

Marconi: Lacrima di M.d’A.; Lacrima di M.d’A. Seduzione | Superiore. www.marconivini.it

Tenuta San Marcello: Lacrima di M.d’A. Bastaro; Lacrima di M.d’A. Melano | Superiore. www.tenutasanmarcello.net

Velenosi: Lacrima di M.d’A. Querciantica; Lacrima di M.d’A. Querciantica | Superiore. www.velenosivini.com

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BELVEDERE OSTRENSE

Luciano Landi: Lacrima di M.d’A.; Lacrima di M.d’A. Gavigliano | Superiore; Lacrima di M.d’A. | Passito. www.aziendalandi.it

Ma.Ri.Ca.: Lacrima di M.d’A. Ramosceto; Lacrima di M.d’A. Castello di Ramosceto | Superiore; Lacrima di M.d’A. Flores Lacrimae | Passito. www.cantinamarica.it

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MONTE SAN VITO

Podere Santa Lucia: Lacrima di M.d’A.; Lacrima di M.d’A. Le Cantarelle | Superiore. www.poderesantalucia.com

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Cantine Nera – Caven, Valtellina

Cronaca di una giornata assolata dai contorni color rubino con riflessi granato

Partenza alle 8 da Milano, destinazione Valtellina, a farmi compagnia c’è Sasha, amico Sommelier e compagno di corso in AIS. Le chiacchiere sul vino ci fanno percorrere velocemente i chilometri e ci ritroviamo presto a costeggiare l’Adda ed ammirare le vigne sulla nostra sinistra. Che spettacolo, si susseguono i vigneti facendo bella mostra di sé con i nomi dei produttori, ben visibili dalla statale che stiamo percorrendo. Mi tornano in mente le emozioni dei vini assaggiati, le differenze di ognuno che rendono unico questo territorio. Arriviamo così a Chiuro, nella sede di Nera dove ad aspettarci, nel bellissimo Wine Bar, c’è Francesco di Bernardo che oltre ad essere un commerciale si rivelerà una fonte inesauribile di informazioni preziose per noi appassionati degustatori. Dopo poco ci raggiunge anche il Patron dell’azienda, il Signor Pietro Nera. È un onore conoscerlo, schietto e simpatico ci mette subito a nostro agio, si respira un clima familiare.

Sasha, il Patron Pietro Nera ed io

Francesco ci racconta dell’Azienda, dei figli, la quarta generazione, una storia di successi e di qualità. Siamo da uno dei tre più grandi produttori della valle. Accettiamo volentieri di visitare le vigne di proprietà nella sottozona Inferno. Percorriamo qualche chilometro salendo sui tornanti in località Poggiridenti a 400/450 m slm. Wow, la vista sulla valle è magnifica, scendiamo tra i filari, ‘viticoltura eroica’ mi riecheggia in testa, qui tutto a mano e devi anche stare attento a dove metti i piedi se non vuoi finire di sotto, le pendenze sono significative. Il sole batte forte anche se sono solo le 11. In piena estate il caldo diventa infernale, tanto che i lavori in vigna vengono fatti solo la mattina presto. 

Guardo i miei piedi, vicini al bordo del terrazzamento, noto una pianta di fichi d’india che ha trovato qualche interstizio dove infilare le radici, è come se fosse lì a dire ‘qui ci sto bene, c’è tutta la luce e il calore che voglio’. Il terreno  ha uno strato superficiale di 20/30 cm di terra mista a detriti sassosi e sabbiosi, sotto lo scheletro è grossolano di pietre, poi la roccia, ben drenante. Tanta luce e la brezza che sale dal lago, esposizione sud, il luogo ideale per il nebbiolo che sceglie di crescere solo in posti particolari. Non è un caso se lo troviamo solo qui, in Piemonte ed in piccola parte nella Valle d’Aosta e nella Gallura. I vini della sottozona Inferno sono tra quelli più apprezzati della DOCG Valtellina Superiore e Sforzato, quelli con più corpo/struttura. Uno sguardo ai grappoli che si stanno formando, si riconosce la tipica forma allungata del nebbiolo con l’ala che sembra un’altro grappolo.

Tornati in sede visitiamo le Cantine, dove a colpirmi sono le grandi botti, protagoniste dell’affinamento dei nebbioli di Nera, alcune così grandi che sono state costruite in loco.

Passiamo da un locale all’altro dove si susseguono gli enormi tini di fermentazione, le vasche in cemento, ed altre botti dalle dimensioni più piccole fino ad arrivare alle barrique. Una parte della cantina è poi dedicata all’appassimento delle uve che avviene in cassette, serviranno poi per la produzione dello Sforzato. 

Al Wine Bar i calici sono pronti per la degustazione, si inizia con ‘La Novella’ 2017, un nebbiolo vinificato in bianco con una piccola percentuale di Chardonnay e Incrocio Manzoni (20%), è la prima volta che assaggio un nebbiolo ‘in bianco’ non spumantizzato ed è una bella sorpresa, sarà il caldo e la prossimità dell’ora di pranzo, ma è un ottimo vino da aperitivo, fresco e beverino. Aromi di fiori bianchi, una bellissima mela verde e più sfumati l’ananas e la banana. Segue il Rezio, altro bianco, stesse uve ma con affinamento in barrique per 15 mesi. Di corpo, strutturato, con aromi di fiori e frutti gialli maturi, burroso in bocca e persistente. Un Signor Bianco, decisamente più impegnativo, ti fa immaginare abbinamenti con piatti di pesce o formaggi a pasta semidura. 

I rossi, l’espressione più alta del nebbiolo, Sassella Riserva Nera 2010, tutta l’eleganza del Sassella e il contributo di una grande annata. Armonico, fine, dagli aromi floreali di viola e fruttati, lampone, frutti di bosco, confettura fresca. Affinamento in botte grande, la tradizione di Nera. Penso ai cugini delle Langhe, a come questo Nebbiolo delle Alpi abbia tutte le qualità del grande vino e di come non abbia però (inspiegabilmente) la loro stessa considerazione e valore sul mercato. Il secondo rosso è la Riserva Caven la Priora, Sassella. Stessa annata e stesso terroir, qui però, complice la ‘botte piccola’ gli aromi sono più orientati verso le spezie, liquirizia, cacao, cuoio, ‘tanta roba’…

Riserva Nera 2009 Grumello (botte grande), altra sottozona, diverso risultato, più floreale, verticale con note sapide, elegante, lungo. Ora in Valgella con il Crù Le Signorie di Nera, Riserva 2011, che dire, altro bel Nebbiolo elegante, sapido, con tannini evidenti ma composti, equilibrato, persistente. Sassella Inferno Riserva Nera 2010, la potenza e l’equilibrio, mi viene in mente il celebre slogan Pirelli ‘La potenza è nulla senza controllo’, ed è l’affinamento (almeno 36 mesi) con la botte grande a dare quel controllo che determinerà poi un grande Valtellina Superiore Riserva. L’ultimo assaggio è dedicato alla Riserva Giupa di Caven 2010. Vendemmia tardiva, Crù di Bianzone nelle terrazze retiche. L’uva viene passita un mese in vigna tagliando i tralci. Solo 1 ettaro vitato per questa delizia di vino, morbido, vellutato, con i tipici aromi di viola e frutti rossi. Davvero una bella degustazione dove abbiamo apprezzato le diversità di ognuna delle Riserve, difficile stabilire una classifica di piacevolezza. L’eleganza e finezza di Nera da una parte e la forza quasi selvaggia di Caven dall’altra, due anime che insieme sono in grado di offrire un ventaglio di versioni in grado di soddisfare ogni palato.

Francesco vorrebbe farci assaggiare anche gli Sforzati ma ora c’è bisogno di mettere sotto i denti qualcosa di sostanzioso per rimettersi in sesto, siamo anche in ritardo per il ristorante prenotato qualche giorno prima. Comunque gli Sforzati di Nera e Caven ‘Messere’ li ho portati a casa per degustarli con calma.

Pochi passi e siamo al Ristorante San Carlo dove pranziamo con delle succulente tagliatelle fatte in casa con sugo di selvaggina, mi lascio poi tentare da un tris di ottime bresaole di cavallo, manzo e cervo. Ci scappa un’altro calice di vino, come fai a bere acqua con questi piatti?. Ci intratteniamo a chiacchierare di nebbioli con la giovane titolare che scopriamo essere una Sommelier Ais, simpatica e preparata, ha praticamente tutte le etichette di vini della Valtellina in bella mostra. 

Tornati da Nera concludiamo gli acquisti e ci gustiamo un nebbiolo passito, seduti e rilassati, nell’area esterna del Wine Bar. Il sole è ormai a ovest, è il momento di ripercorrere all’indietro la stessa strada da cui siamo venuti. Una dopo l’altra scorrono le sottozone e mi sale un pizzico di tristezza, vorrei fermarmi da ogni produttore, sentire la sua storia e assaggiare i suoi vini. Poi però mi ricordo delle bottiglie nel bagagliaio e torno felice a casa con un pezzetto di eccellenza Valtellinese, quella delle Cantine Nera e Caven.

Luca Gonzato

DOC Liguria

Visto che è arrivata l’estate e che la costa ligure è una delle mete preferite per passare qualche giorno al mare, ho pensato di dare qualche suggerimento sulle denominazioni da assaggiare durante la villeggiatura. Nelle provincie di Savona e Imperia il Rossese di Dolceacqua DOC, (vino rosso da uve di Rossese), l’Ormeasco di Pornassio DOC (rosso da uve Dolcetto), oppure una delle varietà del Riviera Ligure di Ponente DOC. Spostandosi a levante, sopra a Genova, il Val Polcèvera DOC nelle sue declinazioni oppure in quelle del Golfo del Tigullio-Portofino DOC. Sempre a levante, in provincia di La Spezia potete trovare la famosa doc Colli di Luni, conosciuta prevalentemente per il Vermentino. Nell’infografica sono riportate le zone delle DOC con le versioni consentite dai disciplinari e le principali uve usate per la produzione. Quando acquistate una bottiglia di questi vini sappiate che dietro c’è un lavoro enorme, di fatica, in vigneti che non consentono l’utilizzo di macchinari, inoltre la produzione è minima se rapportata ad altre regioni, quindi, se vi sembra che il prezzo sia di qualche euro superiore alla media, spendetelo con l’animo in pace perchè il motivo è più che giustificato. 

Tre vini liguri che mi sono piaciuti particolarmente

Riviera Ligure di Ponente DOC Pigato 2016, Terre Bianche: bel ‘bianco’, di buona struttura, con aromi di pesca bianca, miele e nota fumé, morbido in bocca, sapido e persistente. Lo abbinerei a piatti strutturati a base di pesce.

Rossese di Dolceacqua DOC Superiore 2016, Maccario Dringenberg: Colore simile a quello del nebbiolo, olfatto complesso ed invitante con note speziate di pepe, frutti rossi e rosa, sentori salmastri, caldo e tannico in bocca, lungo finale speziato. Ottimo in abbinamento con il coniglio alla ligure.

Colli di Luni DOC Vermentino 2015, Lunae: Profumi intensi di frutti, pesca, ananas, floreali di tiglio, ginestra, erbe aromatiche e agrumi freschi. Fresco, di corpo e sapido, lo ricordo ancora adesso a distanza di un anno da quando l’ho assaggiato. Se lo stappassi adesso ci farei un bel aperitivo (prolungato) a base di pesce.

Buon soggiorno e buon vino in Liguria

Badde Nigolosu 2012, Dettori

Semplicemente eccellente, ora nella top ten assoluta dei miei vini. Al primo assaggio mi è tornato in mente un altro vino italiano eccellente, il Kurni di Oasi degli Angeli (da uve di montepulciano), ha la stessa eleganza e sensazione in bocca ma con in più un corpo da gigante e un bouquet aromatico di rara bellezza, che ti porta nel cuore della Sardegna, nella macchia mediterranea. Il Cannonau nella veste più elegante che abbia mai assaggiato. Frutta matura, ciliegie, ribes, note speziate di pepe, carruba, cuoio, note eteree che mi ricordano lo smalto/vernice, erbe aromatiche, sono tanti i sentori di questo vino la cui complessità ti fa spalancare gli occhi e sorridere sapendo che in bocca ti trasmetterà qualcosa di speciale. Ed è così, ingresso in bocca fantastico, minerale e morbido allo stesso tempo, caldo (Vol. Alcol 16,5%), armonico con un bel finale che mantiene sensazioni minerali e lieve astrigenza a ricordare i tannini, evoluti e vellutati, ed infine la cremosità indotta dalla salivazione sviluppata dalla bella acidità che si integra con il notevole corpo (estratto secco) di questo vino. Dovessi dare un punteggio sarebbe sopra i 95 punti. Scusate il termine ma è una goduria, assolutamente da provare, se poi avete qualche rimostranza e volete mandarmi a quel paese dopo averlo assaggiato, scrivetemelo (non credo avverrà), io ci metto sopra il mio tastevin a garantire questo vino.

Tenute Dettori, rappresenta bene quello che mi piacerebbe vedere in tutti i produttori di vino, legame e rispetto della terra, ricerca dell’eccellenza nella produzione di vini da quei vitigni che meglio rappresentano il proprio territorio, decisioni che non rincorrono i mercati ma che fanno del proprio vino qualcosa di unico. Per scelta, e per non essere vincolato a disciplinari di produzione, Dettori ha registrato questo vino come IGP Romangia Rosso, la Romangia indica la zona del Logudoro, che in sardo vuol dire “luogo dorato”, in quanto considerata la parte più fertile, ricca e vivace. È un Triple “A”, ad indicare Agricoltori Artigiani Artisti (info: www.triplea.it). Badde Nigolosu è il migliore dei Cru di Dettori, un anfiteatro naturale sulle colline più alte nel Comune di Sennori, a 300 m slm. I terreni sono calcarei e le viti con più di 100 anni a piede franco, tenute ad alberello e in regime biodinamico, il vitigno è il Retagliadu Nieddu – Cannonau storico di Sorso-Sennori. Vendemmia manuale, diraspatura, macerazione e fermentazione da 3 a 10 giorni spontanea. Affinamento per due o tre anni in piccole vasche di cemento (niente legno), e poi in bottiglia. Nessuna chiarifica e filtrazione (info: www.tenutedettori.it). Consigliata la stappatura qualche ora prima e il servizio in calice ampio. Io l’ho abbinato in due occasioni diverse: a cena, con carni alla griglia e come aperitivo con prosciutto di San Daniele, Pecorino Sardo e Tarallucci. Ma sinceramente lo avrei apprezzato allo stesso modo con un tozzo di pane o da solo.

Ho appena versato l’ultimo calice, sigh…

Luca Gonzato

Aperitivo in rosso

Pfarrhof Kalterersee Classico Superiore 2016, Kaltern Kellerei

Vi parlo di questo vino come alternativa alle bollicine per un aperitivo appassionante, magari per fare colpo su qualcuna o qualcuno. Non metteteci però a fianco le mozzarelline e il pinzimonio per favore, bensì qualche fetta sottile di speck tirolese e crostini con formaggi a pasta semidura, ovviamente ben presentati. Questo Pfarrhof conquisterà e renderà più amichevole ‘il’ o ‘la’ vostra ospite con la sua spiccata bevibilità. È abbastanza leggero, degustato fresco vi farà venire l’acquolina in bocca. Estremamente piacevoli i suoi aromi di frutta, mora, lamponi e ciliegie, con nota balsamica, talco e aromi sottili di affinamento che vanno dalla liquirizia alla vaniglia, insomma complessità gusto olfattiva che si adatta bene alla struttura ed aromaticità di salumi e formaggi. I tannini sono composti e contengono bene la salivazione indotta dal cibo, bella la mineralità che mantiene fresca la bocca. Gli aromi fruttati e la struttura del vino non sono eccessivi, si lascia bere con facilità e l’abbinamento risulta ottimale. Le uve da cui si ottiene il Pfarrhof sono: Schiava (95%) e Lagrein (5%). Vitigni autoctoni della zona di Caldaro (Alto Adige), vinificazione in parte in acciaio e in parte in legno. La Cantina che lo produce è la Kellerei Kaltern, nata nel 2016 dall’unione di quattro cantine sociali originarie di Caldaro, Erste dal 1900, Neue dal 1925, Bauernkellerei dal 1906 e Jubiläumskellerei dal 1908. Sono quasi 650 i soci della Cantina e 471 gli ettari coltivati sulle colline intorno al lago di Caldaro. Il mio momento ideale per degustarlo sarebbe all’imbrunire, sulle sponde del lago ed in compagnia di una ragazza come quella sulla foto 😂 (ora però mi aspetto ripercussioni familiari). Voi godetevelo con chi vi pare e in bocca al lupo se l’incontro è ’speciale’.

Luca Gonzato

Note. Questo assaggiato è un 2016 che forse troverete con difficoltà, in alternativa la produzione 2017 con il Quintessenz Kalterersee Classico Superiore 2017 (100% Schiava). Aggiungo ai miei viaggi futuri una puntata nel loro Winecenter di Caldaro che a vederlo sul sito è spettacolare.

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