Categoria: Valle d’Aosta

Ici et maintenant 2016, Les Petits Riens.

Ricevere o scambiarsi bottiglie di vino mi piace molto, più che ricevere ogni altro tipo di sorpresa. Il vino non mi delude mai, mi appassiona scoprirne la natura e il carattere di ognuno. Ed è così, da uno scambio tra amici e vicini, che mi arriva questo vino valdostano dal nome francese (Qui e adesso). Il cordino e la cera sopra al tappo ricordano lo stoppino di una candela, senza remore l’accendo augurandomi che quel pochino di raffreddore che mi sento non sia Covid. Comunque sento ancora i profumi e già questo è un buon segno. Liberata una linea a metà tappo procedo alla stappatura.

Al naso è speziato, pulito, con sentori di frutti rossi come lamponi e ciliegie. Si muove denso nel calice, su toni rubini che si mostrano solo sui bordi. Disegna begli archi sulle pareti, mi aspetta un vino dal 13,5% di volume alcolico, fermentato con lieviti indigeni e affinato per 24 mesi sulle fecce, 30% in botte. Le uve non sono quelle tipicamente associate alla Valle d’Aosta ma raccontano dell’origine francese di Fabien che insieme alla milanese Stefania danno vita all’azienda agricola Les Petits Riens e di come le varietà Syrah (90%) e Mondeuse (10%) si siano adattate al territorio Aostano. Le vigne si trovano a Regione Chabloz tra i 600 e gli 800 m/slm su terreni con matrice sabbiosa. Praticano una viticoltura sostenibile, biologica e biodinamica.

Ora però voglio assaggiare. Nelle righe precedenti il vino si è preso il tempo per adagiarsi ed aprirsi. Sprigiona tutta la bellezza del Syrah con le sue spezie, il pepe nero, il chiodo di garofano, poi ci trovo il colore viola del fiore omonimo e della prugna. Equilibrato e vellutato si allunga su un finale che mi ricorda le erbe di montagna. Butto l’occhio sul retro etichetta dove chiude la scritta – Con amore -, una dichiarazione importante che sigilla l’autenticità di qualcosa che si percepisce nell’armonia del vino. Si apprezza anche una bella sensazione di mineralità e freschezza che vorrei chiamare giovinezza ma che in realtà è il modo in cui questo vino sta dicendo che avrà una bella evoluzione nei prossimi anni. Bel mood questo vino che tocca il cuore, Ici et maintenant. 

Luca Gonzato

Chambave Muscat 2018, La Crotta di Vegneron

Ti piacciono i vini molto profumati tipo il Gewurtztraminer oppure il Sauvignon o il Vermentino?. Un’alternativa che forse non conosci è il Moscato secco, nella versione ferma di Chambave in Valle d’Aosta.

È lo stesso vitigno che ha reso famosi i vini dolci piemontesi ma che qui si presenta con tutte le caratteristiche dei vini Valdostani. Alla base c’è una viticoltura eroica, svolta tra i 400 e gli 800 m dove i mezzi meccanici sono pressoché inesistenti. I suoli sono di origine morenica con componenti sabbiose. Un terroir, che con le notevoli escursioni termiche, dona ai vini un ricco bouquet di profumi e tanta acidità. Vini facilmente bevibili con una evidente mineralità che ti catapulta tra le montagne che contornano la regione.

Gli aromi di questo Chambave sono quelli tipici del Moscato, floreali di rosa ma anche di glicine, bosso, fruttati di pesca bianca e albicocca con qualche nota vegetale di timo.  

Lo Chambave Muscat della cooperativa La Crotta di Vegneron 2018 è una bella alternativa, anche da regalare, al solito Gewurtztraminer. Per apprezzarlo deve essere servito molto fresco, idealmente a fianco di pietanze che aromaticamente possano reggere il confronto.  Consiglio di assaggiarlo come aperitivo, ad esempio con delle alici marinate.

Si trova sui 13€. Da provare se amate i vini aromatici e se volete assaggiare una delle tipicità vinicole della Valle d’Aosta.

Luca Gonzato

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