Categoria: Nebbiolo

Cantine Nera – Caven, Valtellina

Cronaca di una giornata assolata dai contorni color rubino con riflessi granato

Partenza alle 8 da Milano, destinazione Valtellina, a farmi compagnia c’è Sasha, amico Sommelier e compagno di corso in AIS. Le chiacchiere sul vino ci fanno percorrere velocemente i chilometri e ci ritroviamo presto a costeggiare l’Adda ed ammirare le vigne sulla nostra sinistra. Che spettacolo, si susseguono i vigneti facendo bella mostra di sé con i nomi dei produttori, ben visibili dalla statale che stiamo percorrendo. Mi tornano in mente le emozioni dei vini assaggiati, le differenze di ognuno che rendono unico questo territorio. Arriviamo così a Chiuro, nella sede di Nera dove ad aspettarci, nel bellissimo Wine Bar, c’è Francesco di Bernardo che oltre ad essere un commerciale si rivelerà una fonte inesauribile di informazioni preziose per noi appassionati degustatori. Dopo poco ci raggiunge anche il Patron dell’azienda, il Signor Pietro Nera. È un onore conoscerlo, schietto e simpatico ci mette subito a nostro agio, si respira un clima familiare.

Sasha, il Patron Pietro Nera ed io

Francesco ci racconta dell’Azienda, dei figli, la quarta generazione, una storia di successi e di qualità. Siamo da uno dei tre più grandi produttori della valle. Accettiamo volentieri di visitare le vigne di proprietà nella sottozona Inferno. Percorriamo qualche chilometro salendo sui tornanti in località Poggiridenti a 400/450 m slm. Wow, la vista sulla valle è magnifica, scendiamo tra i filari, ‘viticoltura eroica’ mi riecheggia in testa, qui tutto a mano e devi anche stare attento a dove metti i piedi se non vuoi finire di sotto, le pendenze sono significative. Il sole batte forte anche se sono solo le 11. In piena estate il caldo diventa infernale, tanto che i lavori in vigna vengono fatti solo la mattina presto. 

Guardo i miei piedi, vicini al bordo del terrazzamento, noto una pianta di fichi d’india che ha trovato qualche interstizio dove infilare le radici, è come se fosse lì a dire ‘qui ci sto bene, c’è tutta la luce e il calore che voglio’. Il terreno  ha uno strato superficiale di 20/30 cm di terra mista a detriti sassosi e sabbiosi, sotto lo scheletro è grossolano di pietre, poi la roccia, ben drenante. Tanta luce e la brezza che sale dal lago, esposizione sud, il luogo ideale per il nebbiolo che sceglie di crescere solo in posti particolari. Non è un caso se lo troviamo solo qui, in Piemonte ed in piccola parte nella Valle d’Aosta e nella Gallura. I vini della sottozona Inferno sono tra quelli più apprezzati della DOCG Valtellina Superiore e Sforzato, quelli con più corpo/struttura. Uno sguardo ai grappoli che si stanno formando, si riconosce la tipica forma allungata del nebbiolo con l’ala che sembra un’altro grappolo.

Tornati in sede visitiamo le Cantine, dove a colpirmi sono le grandi botti, protagoniste dell’affinamento dei nebbioli di Nera, alcune così grandi che sono state costruite in loco.

Passiamo da un locale all’altro dove si susseguono gli enormi tini di fermentazione, le vasche in cemento, ed altre botti dalle dimensioni più piccole fino ad arrivare alle barrique. Una parte della cantina è poi dedicata all’appassimento delle uve che avviene in cassette, serviranno poi per la produzione dello Sforzato. 

Al Wine Bar i calici sono pronti per la degustazione, si inizia con ‘La Novella’ 2017, un nebbiolo vinificato in bianco con una piccola percentuale di Chardonnay e Incrocio Manzoni (20%), è la prima volta che assaggio un nebbiolo ‘in bianco’ non spumantizzato ed è una bella sorpresa, sarà il caldo e la prossimità dell’ora di pranzo, ma è un ottimo vino da aperitivo, fresco e beverino. Aromi di fiori bianchi, una bellissima mela verde e più sfumati l’ananas e la banana. Segue il Rezio, altro bianco, stesse uve ma con affinamento in barrique per 15 mesi. Di corpo, strutturato, con aromi di fiori e frutti gialli maturi, burroso in bocca e persistente. Un Signor Bianco, decisamente più impegnativo, ti fa immaginare abbinamenti con piatti di pesce o formaggi a pasta semidura. 

I rossi, l’espressione più alta del nebbiolo, Sassella Riserva Nera 2010, tutta l’eleganza del Sassella e il contributo di una grande annata. Armonico, fine, dagli aromi floreali di viola e fruttati, lampone, frutti di bosco, confettura fresca. Affinamento in botte grande, la tradizione di Nera. Penso ai cugini delle Langhe, a come questo Nebbiolo delle Alpi abbia tutte le qualità del grande vino e di come non abbia però (inspiegabilmente) la loro stessa considerazione e valore sul mercato. Il secondo rosso è la Riserva Caven la Priora, Sassella. Stessa annata e stesso terroir, qui però, complice la ‘botte piccola’ gli aromi sono più orientati verso le spezie, liquirizia, cacao, cuoio, ‘tanta roba’…

Riserva Nera 2009 Grumello (botte grande), altra sottozona, diverso risultato, più floreale, verticale con note sapide, elegante, lungo. Ora in Valgella con il Crù Le Signorie di Nera, Riserva 2011, che dire, altro bel Nebbiolo elegante, sapido, con tannini evidenti ma composti, equilibrato, persistente. Sassella Inferno Riserva Nera 2010, la potenza e l’equilibrio, mi viene in mente il celebre slogan Pirelli ‘La potenza è nulla senza controllo’, ed è l’affinamento (almeno 36 mesi) con la botte grande a dare quel controllo che determinerà poi un grande Valtellina Superiore Riserva. L’ultimo assaggio è dedicato alla Riserva Giupa di Caven 2010. Vendemmia tardiva, Crù di Bianzone nelle terrazze retiche. L’uva viene passita un mese in vigna tagliando i tralci. Solo 1 ettaro vitato per questa delizia di vino, morbido, vellutato, con i tipici aromi di viola e frutti rossi. Davvero una bella degustazione dove abbiamo apprezzato le diversità di ognuna delle Riserve, difficile stabilire una classifica di piacevolezza. L’eleganza e finezza di Nera da una parte e la forza quasi selvaggia di Caven dall’altra, due anime che insieme sono in grado di offrire un ventaglio di versioni in grado di soddisfare ogni palato.

Francesco vorrebbe farci assaggiare anche gli Sforzati ma ora c’è bisogno di mettere sotto i denti qualcosa di sostanzioso per rimettersi in sesto, siamo anche in ritardo per il ristorante prenotato qualche giorno prima. Comunque gli Sforzati di Nera e Caven ‘Messere’ li ho portati a casa per degustarli con calma.

Pochi passi e siamo al Ristorante San Carlo dove pranziamo con delle succulente tagliatelle fatte in casa con sugo di selvaggina, mi lascio poi tentare da un tris di ottime bresaole di cavallo, manzo e cervo. Ci scappa un’altro calice di vino, come fai a bere acqua con questi piatti?. Ci intratteniamo a chiacchierare di nebbioli con la giovane titolare che scopriamo essere una Sommelier Ais, simpatica e preparata, ha praticamente tutte le etichette di vini della Valtellina in bella mostra. 

Tornati da Nera concludiamo gli acquisti e ci gustiamo un nebbiolo passito, seduti e rilassati, nell’area esterna del Wine Bar. Il sole è ormai a ovest, è il momento di ripercorrere all’indietro la stessa strada da cui siamo venuti. Una dopo l’altra scorrono le sottozone e mi sale un pizzico di tristezza, vorrei fermarmi da ogni produttore, sentire la sua storia e assaggiare i suoi vini. Poi però mi ricordo delle bottiglie nel bagagliaio e torno felice a casa con un pezzetto di eccellenza Valtellinese, quella delle Cantine Nera e Caven.

Luca Gonzato

Wine Days Italy, 11-13 maggio 2018 al Base di Milano

Quarantatré i banchi di degustazione presenti nei quali produttori o distributori accoglievano il pubblico con calore e grande voglia di farsi conoscere ed apprezzare per i propri vini. Non mi ero preparato una scelta di cantine e quindi mi sono spostato tra i banchi d’assaggio con l’unica regola di degustare prima i bianchi e poi i rossi.

Modeano, riviera del Friuli zona Latisana. Ribolla gialla, Malvasia Istriana e Sauvignon blanc, quelli assaggiati. Ben fatti, freschi e piacevoli con una bella sapidità e acidità. Simpatica ed esaustiva la titolare che presenziava. Se avete in previsione di andare a Jesolo o Bibione fate rifornimento da loro.

Villa Angarano di Bassano del Grappa con la loro interessante e gradevole Vespaiola, il rosé da Merlot perfetto per un aperitivo e lo Chardonnay Cà Michiel, spettacolare, può tranquillamente essere messo sullo stesso piano degli Chablis francesi. 

Tenuta San Marcello, Marche, Verdicchio dei Castelli di Jesi e Lacrima di Morro d’Alba, accoglienza super amichevole, ottimi vini da terreni calcarei argillosi con grande struttura e complessità. Mi sono ripromesso di fargli visita quella settimana d’agosto che sarò nella loro zona e fare scorta.

Terre Astesane, Mombercelli (Asti), un inusuale Sauvignon Blanc, ed alcune Barbera i miei assaggi della loro numerosa produzione. A fine giro sono poi tornato per acquistare la versione ‘Anno Domini’ di Barbera, fatta da una selezione di vigneti e uve. Bel frutto rosso e freschezza con tannini setosi, elegante ma allo stesso ‘di compagnia’ per una corposa cena con gli amici. Anche loro molto cordiali e disponibili ad ogni delucidazione.

Cantina dei Vignaioli del Tortonese (Alessandria), con il celebre ed ottimo vino bianco Derthona Timorasso, in compagnia dell’enologo Umberto Lucarno che mi ha illuminato su tante cose e che ringrazio per avermi fatto scoprire il vitigno Cellerina (rosso) che spero di vedere presto sugli scaffali delle enoteche.

Bulichella di Suvereto (LI), con il loro grande Syrah. 

Produttori di Govone (Cuneo), dove Marco è stato coinvolgente nel farmi assaggiare Albarossa, Ruché di Castagnole Monferrato, Barolo e Arneis Passito. Uno meglio dell’altro ma a colpirmi e farmi aprire il portafogli sono stati il Ruché con i suoi profumi di frutti tropicali e spezie, ed il Passito di Arneis, dolce ma bilanciato da notevole acidità ed elegante aromaticità.

A questo punto è suonato il campanello d’allarme a dirmi che stavo per superare la linea rossa oltre la quale il piacere di degustare si sarebbe trasformato in una sbronza, per cui mi sono avviato all’uscita e mi sono goduto la passeggiata fino a casa attraverso i Navigli affollati di turisti. Il Base (ex fabbrica Ansaldo), non lo conoscevo, bella struttura polifunzionale, animata e adatta anche per una puntatina con marmocchi al seguito. Streetfood, bancarelle, musica, tutto bello, poi se ti sei bevuto qualche calice prima lo è ancor di più.

Luca Gonzato

I migliori degustatori del pianeta si ritrovano al Bicerìn di Milano

Tommaso, Luca e Roberto

Non è vero che sono i migliori degustatori, il resto sì.

“È un posto superfigo per i vini”, così Giovanna aveva lanciato la proposta di location per una degustazione tra amici, in effetti il Bicerìn (bicchierino in milanese) è proprio così. Una “libreria di vini” ben selezionati e ordinati sugli scaffali, comodi divanetti dove ‘leggersi’ un vino in tranquillità, luci soffuse e personale premuroso, sia nel servizio che nel consigliare i vini. Siamo nel centro di Milano, in via Panfilo Castaldi 24, a due passi da Corso Buenos Aires. Il posto è ben frequentato, anche da Vip, proprio ieri sera è comparsa nel locale la bella e simpatica Victoria Cabello. I prezzi direi che sono leggermente sopra la media, dipende comunque da cosa decidi di bere, e noi non ci siamo dati limiti, forse sui taglieri mi aspettavo qualcosa in più o in meno sul costo, comunque sono dettagli, di fatto quando vado in un locale la cosa che mi importa di più è sentirmi bene, a mio agio, essere in compagnia e divertirmi, poi l’aspetto economico lo guardo alla fine mettendolo in relazione all’esperienza vissuta, del tipo ‘ne valeva la pena aver speso X per questa serata?’, Sì. Siamo in tre, a farmi compagnia ci sono Roberto e Tommaso, mentre Giovanna ci segue su WhatsApp, direttamente con il termometro in mano, ma non per darci consigli sulle temperature quanto per misurarsi la febbre che le ha imposto di rinunciare all’uscita.

Cosa possono mai degustare tre amici appassionati di vino sempre alla ricerca di qualcosa che li stupisca?, ovvio, si inizia con uno Champagne, lo Yann Alexandre Grand Reserve Brut, della Montagna di Reims, 40%Pn, 40%Ch, 20%Pn e ben 72 mesi sui lieviti. Un inizio spettacolare direi, ci lanciamo nel riconoscimento degli aromi, è bello degustare in compagnia, si riescono a cogliere impressioni che ti aiutano a capire meglio il vino e sono soddisfazioni se le impressioni che suggerisci sono riconosciute anche dagli altri. Questo Champagne ha grande carattere, bella acidità, fiori e frutti freschi, agrumi, mandarino, mela, complessità e persistenza. Un calice, due, tre, si potrebbe andare avanti tutta la serata tanto è buono. Si parla di Ais, Onav, Fisar, Alma, Aspi, tante sigle e differenti approcci, pro e contro di queste associazioni impegnate nella formazione di appassionati e professionisti. Ma noi siamo già assaggiatori, la nostra missione di oggi è andare oltre lo Champagne, torniamo in Italia, all’assaggio di un vino che al di fuori dell’ambito regionale di provenienza è poco conosciuto, l’Albana, quella di Francesconi Paolo, zona di Faenza, viticoltura biologica e macerazione sulle bucce, avvertiamo note eteree di cipria e smalto ma in bocca è più sul frutto giallo maturo con note di fieno, bel vino.

Alziamo l’asticella e passiamo a qualcosa di più corposo, il Rosso R.L. di Nino Barraco di Marsala in Sicilia, uve da vitigno autoctono Orisi, ha un forte impatto al naso, l’aggettivo giusto potrebbe essere ‘selvaggio’, profumi di cuoio, salamoia, acciughe, addirittura olive, non mancano i frutti rossi, è stranissimo, in bocca è di corpo, persistente con sapidità evidente. Saremmo anche a posto, le chiacchiere si sono ormai spostate dal vino alla situazione politica in Italia, ci propongono il  Nebbiolo Gattinara di Travaglini, come fai a dire di no dopo che ti hanno messo davanti la particolare bottiglia brevettata nel formato Magnum?. È un Nebbiolo avvolgente, con tannini levigati, robusto, con tutte le componenti ben equilibrate, l’annata è di quelle top, la 2010, non serve dire altro, Travaglini fa vini indiscutibilmente buoni. Unica nota negativa della serata è che Tommaso, approfittando dei fumi alcolici che amplificavano la chiacchiera, mia e di Roberto, sì è fatto da solo un assaggio furtivo di un Ghemme Riserva de La Torretta, zitto zitto, senza commentare, ma bastava il suo sorriso per capire che si era bevuto qualcosa di buono (b.do!). Ormai la serata è al termine, domani si lavora, il Bicerìn è stato più di uno e si è passata una bella serata in questo locale di grande personalità. Ultimo impegno, rimettere mano all’agenda e programmare nuova uscita, il vino ci aspetta!

Luca Gonzato

PS sono stato nuovamente, a distanza di un anno circa, in questa enoteca e, mi spiace dirlo, ma ho trovato dei prezzi molto alti sia per il vino servito al calice che per i taglieri dal contenuto ‘minimal’.

Vini di Valtellina

Tutte le DOCG di Valtellina Superiore e Sforzato, i loro produttori e la posizione dei vigneti

Ancora il Nebbiolo in purezza, chiamato però Chiavennasca in Valtellina, siamo a poca distanza da Milano, se non ci fossero però le alpi orobiche a dividerci  e una strada tortuosa per raggiungerla (leggi, stai in colonna). I vigneti si estendono fino ai 600m delle Alpi Retiche nel versante soleggiato che segue il corso del fiume Adda lungo la vallata, qui come in Valle d’Aosta o in Liguria si pratica una viticoltura ‘eroica’, quasi tutto è fatto a mano sia per le pendenze dei vigneti che per la dimensione degli stessi che sono spesso dei piccolissimi appezzamenti sparsi qua e la sul crinale fino ai 600m  d’altezza.

Maroggia

Oltre al Chiavennasca sono coltivate altre tipologie di uve come la Rossola, la Pignola valtellinese e la Brugnola. Le 5 DOCG di Valtellina Superiore con menzione di sottozona sono Maroggia, Sassella, Grumello, Inferno e Valgella, si susseguono da Berbenno a Tirano, ogni zona dona al vino caratteristiche diverse sia per quanto riguarda la composizione del suolo che per l’esposizione. Quelli di Maroggia hanno una spiccata acidità, Sassella più equilibrati ed eleganti, nel Grumello si evidenziano morbidezza e longevità, quelli di Inferno sono i più strutturati e tannici mentre in Valgella troviamo quelli con struttura e complessità più contenuta. La valle si percorre in poco tempo sulla statale, ma se provi a fare la strada dei vini allora tutto si complica, le vie sono strette e spesso ti trovi ad attraversare paesi dove se incroci un’auto in senso contrario inizi ad imprecare, l’ideale sarebbe andarci in moto o in bicicletta se hai buone gambe per affrontare le salite e potersi così godere il passaggio di queste vigne storiche. Ho assaggiato diversi V. Superiore e qualche Sforzato e sono convinto che meriterebbero una ben più alta notorietà nel panorama dei vini Italiani. Gli aromi caratteristici Del V. Superiore sono quelli della frutta rossa in confettura, le spezie, il cuoio. Il colore tende velocemente verso il rosso granato tipico del Nebbiolo. Lo Sforzato o Sfursat è prodotto in modo similare all’Amarone veneto, le uve vengono appassite per 3 mesi in fruttai, ne risulta un vino di notevole corpo e volume alcolico, difficile da abbinare se non con qualcosa di altrettanto strutturato. Come l’Amarone, lo Sforzato è impegnativo da bere, io preferisco degustarne un pochino da solo, invece il V. Superiore, pur essendo comunque un gran vino, lo apprezzo di più in generale e particolarmente in abbinamento al cibo, pensando alle tipicità valtellinesi è perfetto con un formaggio Bitto Storico, i Pizzoccheri o gli Sciatt.

Le Aziende che ho catalogato nell’Infografica sono 38, alcune hanno proprietà suddivise in più sottozone ed altre invece hanno produzioni più contenute e pochi ettari coltivati, alcuni fanno solo il V. Superiore o solo lo Sforzato ed altri invece hanno molteplici versioni. Tutto questo così la prossima volta che vai in Valtellina e ti trovi al ristorante  in imbarazzo di fronte ad una lista infinita di Valtellina Superiore puoi sempre riaprire questo post e decidere quale zona o Cantina si abbina meglio al tuo gusto.

Di seguito l’elenco delle Cantine e alcuni riferimenti. I nomi dei vini che ogni Cantina produce li puoi vedere sull’Infografica o visitare il sito web del produttore.

Assoviuno (Maroggia) – www.assoviuno.com

Arpepe (Sassella, Grumello, Inferno) – www.arpepe.com

Balgera (Valgella) – no website

Barbacàn (Valgella) – www.barbacan.it

Bettini (Sassella, Grumello, Inferno, Valgella) – www.vinibettini.it

Cà Bianche (Baruffini località Cà Bianche) www.cabianche.it

Cantina Castel Grumello (Grumello) – www.cantinacastelgrumello.it

Cantina Menegola (Sassella) – www.cantinamenegola.it

Caven Camuna, Nera (Sassella, Inferno) – www.cavencamuna.it

Contadi Gasparotti (Comune di Tirano) – www.contadigasparotti.it

Dirupi (sopra Sondrio) – www.dirupi.com

Luca Faccinelli (Grumello) – www.lucafaccinelli.it

Socità Agricola Fay (Sassella, Valgella) – www.vinifay.it

Fondazione Fojanini (Sassella) – http://fondazionefojanini.provincia.so.it

Renato Folini (Valgella) – www.renatodoc.it

Fruviver – (tra Tirano e Baruffini) – www.fruviver.it

Giorgio Gianatti (Grumello) – no website

La Perla (Valgella) – www.vini-laperla.com/it/

Le Strie (Sassella, Valgella) – www.lestrie.it

Bruno Leusciatti (Sassella) – http://cantinaleusciatti.it

Alberto Marsetti (Grumello) – www.marsetti.it

Cantina Menegola (Sassella) – www.cantinamenegola.it

Alfio Mozzi (Sassella) – no website

Nobili Nicola (Sassella, Inferno) – www.vininobili.it

Nino Negri (Sassella, Grumello, Inferno, Valgella) – www.ninonegri.net

Plozza (Sassella, Grumello, Inferno) – www.plozza.com

Mamete Prevostini (Sassella, Grumello, Inferno) – www.mameteprevostini.com

Aldo Rainoldi (Sassella, Grumello, Inferno) – www.rainoldi.com

Rivetti & Lauro (Sassella, Inferno, Valgella) – www.rivettielauro.it

Rupi del Nebbiolo (Sassella, Grumello, Inferno) – www.rupidelnebbiolo.com

Azienda tenuta Scerscé (Teglio, Tirano) – www.tenutascersce.it

Pietro Selva (Sassella) – no website

Sesterzio (Maroggia) – www.cantinasesterzio.it

Conti Sertoli Salis (Tirano) – www.sertolisalis.com

Terrazzi Alti (Sassella) – www.terrazzialti.com

Triacca (Sassella, Grumello, Inferno) – www.triaccavini.eu

Cooperativa Agricola Triasso e Sassella (Sassella) – www.cooptriasso.it

Vini dei Giop (Villa di Tirano) – no website

Marcel Zanolari (Bianzone) – www.marcelzanolari.com

Due DOCG assaggiate tempo fa e che possono in qualche modo rappresentare le produzioni della zona.

Valtellina Superiore Inferno Riserva 2009 Caven Al Carmine: Consistente, intenso, complesso, fine, frutta e fiori evoluti, speziato, tostato, caldo morbido, equilibrato, di corpo, tannico, sapido, persistente.

Sfursat di Valtellina Fruttaio Cà Rizzieri 2013 Rainoldi: Grande intensità e complessità, frutta rossa matura passita, viola, speziato, tostato, caldo, abbastanza morbido ed equilibrato, robusto, abbastanza fresco, tannico, sapido, intenso, persistente. Ideale abbinamento con brasato di capriolo.

Il Barolo, il territorio e le interpretazioni dell’Azienda Sordo

Otto Cru dell’annata 2013 e due Riserve nella menzione Perno delle annate 2010 e 2007

Tanta sostanza in questa interessante serata organizzata da Onav e presentata dal presidente Vito Intini con la partecipazione del marketing manager di Sordo il Sig. Paolo Trave. Dieci diversi Barolo nei calici, che per un amante del Nebbiolo non potevano che trasformarla in una serata memorabile.

Siamo in Piemonte, Provincia di Cuneo, nella DOCG Barolo che include 11 Comuni: Barolo, Castiglione Falletto, Serralunga d’Alba ed in parte il territorio dei comuni di Monforte d’Alba, Novello, La Morra, Verduno, Grinzane Cavour, Diano d’Alba, Cherasco e Roddi. Sulla mappa qui sotto puoi vedere la suddivisione dei comuni, la collocazione dei Cru di Perno in degustazione e le zone di formazione Elveziana e Tortoniana.

Il Terreno delle Langhe

Ciò che sta sotto alla vigna, che cambia anche solo spostandosi di qualche centinaio di metri, da un Cru all’altro, come nel caso delle parcelle di Sordo che si trovano in comuni, esposizioni e altitudini diverse, influisce sulla pianta e sul vino che verrà. A caratterizzare i suoli delle Langhe sono le Marne, formazioni stratificate del periodo Elveziano (Miocenico intermedio, era Cenozoica) e Tortoniano (7/11 milioni di anni fa). Lì dove una volta c’era il mare e dove ora si ritrovano numerosi fossili a testimoniarlo, c’è la tipica Marna grigio bluastra. Argilla, Limo, Sabbie, Calcaree, Minerali ecc. interagiscono nella Marna apportando proprietà specifiche al terreno. L’Argilla ha proprietà colloidali spinte, elevata ritenzione idrica, scarsa permeabilità, altissima coesione, elevata fertilità. La Sabbia ha scarsa ritenzione, alta permeabilità, facile penetrazione delle radici. Il Limo si muove su caratteristiche intermendie tra Argilla e Sabbia. Il Calcaree ha la proprietà di compattare ed indurire la Marna mentre la Sabbia la sfalda. Immagina quante variabili si creano lì sotto e come possono influire sul vino.

La zona più ad est, quella più antica, del periodo Elveziano, e corrispondente ai Comuni di Serralunga, Monforte e Castiglione Falletto determina nei vini una struttura del vino più possente, imponente, adatta ad un lungo affinamento. La zona più a ovest, di formazione più recente, il Tortoniano, offre al vino sensazioni più eleganti e sottili. Nel Barolo abbiamo comunque grande complessità e intensità in entrambe le zone.

Il Vitigno 

È il Nebbiolo, vitigno complicato che richiede uno specifico terroir. Bacca pruinosa, buccia sottile, tannica, maturazione tardiva. La vite predilige i pendii meglio esposti a sud-est e a sud ovest ad un’altitudine compresa tra i 150 e i 400 metri. Preferisce un terreno magro e composto da marne calcaree con microclima particolare. I cloni di Nebbiolo usati nelle Langhe sono, prevalentemente il Lampia, il Michet anche se ormai abbastanza raro e il Rosé ormai quasi scomparso. Le uve di Nebbiolo hanno spesso una scarsa proprietà cromatica dovuta alla Peonina, un Antociano (sostanza colorante presente nella buccia). Così come nel Pinot Noir possiamo trovarci di fronte ad un vino eccellente con un colore però più trasparente e meno intenso rispetto ad esempio a un Sangiovese o una Barbera dove ad influire cromaticamente in modo molto più intenso è la Malvidina. Nel registro delle varietà di Nebbiolo sono registrati 46 diversi cloni. Lo ritroviamo nei sinonimi di varietà come Chiavennasca in Valtellina,  Spanna (Gattinara, Piemonte), Picotendro (Donnas, Valle d’Aosta), Nebiolo (Luras, Sardegna). Una percentuale di biotipo X piuttosto che un’altra, il comportamento della pianta in base al terreno e alla sua gestione, il clima, il grado di maturazione tecnologica/fenolica, il periodo di vendemmia… hai già capito che determinano una gran quantità di variabili gustative.

Il Lavoro in Vigna

Cosa metti nel terreno, come gestisci la pianta, potature ecc. è ovvio che influiranno sul frutto che si svilupperà. Ognuno ha le sue tradizioni e il suo modo di gestire la vigna, ovviamente tutti i viticoltori operano in base alle proprie necessità e filosofie seppur nel rispetto del disciplinare di produzione, ed ora anche con la tutela/responsabilità dell’essere Patrimonio Mondiale UNESCO per il paesaggio vitivinicolo. L’Azienda Sordo si muove nel rispetto della natura con inerbimento controllato tra i filari di graminacee e altre specie che oltre a consolidare il terrreno, che per sua natura è abbastanza friabile, lo protegge dal dilavamento delle acque piovane e ne aumenta la sostanza organica. Non sono utilizzati concimi organici e diserbanti. Le viti vengono trattate con zolfo e prodotti cuprici come la poltiglia Bordolese, solo in caso di grave necessità si utilizzano altri presidi sanitari sotto lo stretto controllo di agronomi qualificati. La resa delle uve è di 80 quintali per ettaro.

Il Lavoro in Cantina

Come, quando e con quali modalità vengono svolte le operazioni di vinificazione, botte piccola o grande?, sono altre variabili che determineranno le differenze sui vini. Da Sordo le uve sono raccolte a piena maturazione e vinificate immediatamente all’arrivo in Cantina. Segue fermentazione tumultuosa a circa 30°C e macerazione a cappello sommerso che per tradizione dura circa sei settimane, successivamente la svinatura e la fermentazione malolattica (trasformazione acido malico in lattico). Maturazione in botti di rovere della Slavonia di grande capacità (oltre 100 in questa azienda). Affinamento almeno 38 mesi e due anni in botte. La Riserva ha un affinamento di 62 mesi.

L’Azienda Sordo

L’Azienda Agricola Sordo Giovanni, oggi guidata dal figlio Giorgio è situata ai piedi della collina di Barolo nel comune di Castiglione Falletto in provincia di Cuneo. Fondata nei primi del ‘900 e giunta alla terza generazione. L’Azienda ha un totale di 53 ettari suddivisi nei comuni di Castiglione Falletto, Serralunga d’Alba, Monforte d’Alba, Barolo, Novello, La Morra, Verduno, Grinzane Cavour e Vezza d’Alba.

I Barolo di Sordo in degustazione

L’annata 2013

È stata fresca ed in buona parte piovosa, ci sono stati periodi abbastanza lunghi di sole e bel tempo, sia in estate che durante la vendemmia, fatta in ritardo di una decina di giorni. I vigneti dei Cru presentati hanno ricevuto gli stessi trattamenti e processi di vinificazione.

La degustazione è stata guidata da Vito Intini. In generale ho potuto apprezzare la fragranza di fiori e frutti rossi ancora freschi e una nota di liquirizia che in qualche modo era presente in molti dei 2013, chiaro che hanno un notevole margine di miglioramento essendo predisposti ad una lunga evoluzione. Strutturati e complessi, con un tannino ben presente e in qualche caso ancora piuttosto spinto. Spero di avere l’occasione di assaggiare nuovamente questi 2013 tra qualche anno e riportarne l’evoluzione. Comunque, come dicevo all’inizio, tanta sostanza. 

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Barolo Monvigliero 2013 

Menzione del Comune di Verduno situata nella la zona più a nord del territorio del Barolo, collina a 250/300 m. slm. Terreno abbastanza sciolto, marne chiare, fini e asciutte. Tortoniano con presenza di sabbie.

Rubino con deboli riflessi granato, floreale appassito, la tipica viola, pasticceria dolce, frutto rosso, ribes, leggere note di spezie, pepe nero e chiodo di garofano, gusto elegante, tannini già composti e ottimo retrogusto.

Giovane, non molto strutturato. Ci rivediamo l’anno prossimo.

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Barolo Ravera 2013

Menzione del Comune di Novello e in minima parte del Comune di Barolo, collina a 330/480 m. slm. Terreno sciolto, marnoso biancastro Tortoniano su strati di marne grigio-bluastre.

Si differenzia dal precedente per l’assenza di note dolciastre e per sentori più balsamici con note mentolate, un frutto più complesso ed una maggiore struttura. Risulta energico con un tannino più potente e una buona persistenza gusto-olfattiva.

È un Barolo che chiama la succulenza del cibo, un brasato di manzo avrebbe da far lavorare bene questi tannini con la loro azione frenante sulla salivazione.

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Barolo Gabutti 2013 

Menzione del Comune di Serralunga d’Alba, collina a 250/300 m. slm. Geologicamente formazione di Lequio con marne argillo-calcaree non compattissime, Elveziano, stupendo e storico microclima

Olfatto potente, floreale appassito, marmellata di frutta, note terrose, di humus, grafite, tostatura, liquirizia, robusto, morbido, sensazione polverosa, tattile, sensazione di masticabilità.

Un bel Barolo. Tra i più premiati.

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Barolo Parussi 2013

Menzione del Comune di Castiglione Falletto, collina a 250/270 m. slm. Composizione dei terreni, misti con marne chiare (argilla e calcare), buona presenza di sabbie, Elveziano.

Note balsamiche mentolate, fragranza di frutti e fiori, struttura sottile ma molto elegante, lunga persistenza, armonico.

Mi è piaciuto davvero molto.

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Barolo Rocche di Castiglione 2013

Menzione del Comune di Castiglione Falletto e in minima parte del Comune di Monforte d’Alba, collina a 300/340 m. slm. Terreno Elveziano con sedimenti argillosi e calcarei, ricco di ferro.

Olfatto energico ed elegante, intenso, più cupo rispetto al precedente, liquirizia, frutta macerata, marasca, fiore appassito, polveroso, grafite, tabacco, complesso, imponente nella quantità di estratto secco, morbido, caldo.

Ottimo, chiede solo l’ulteriore sviluppo di aromi terziari nei prossimi anni per raggiungere l’eccellenza.

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Barolo Villero 2013

Menzione del Comune di Castiglione Falletto, collina a 250/350 m. slm. Terreno Elveziano con sedimenti argillosi e calcarei, ricco di ferro.

Vena più speziale all’olfatto, chiodi di garofano e noce moscata, cacao, caffé, elegante, molta liquirizia al gusto, morbido, masticabile, grande estratto, lunghissimo.

Wow!!!

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Barolo Monprivato 2013

Menzione del Comune di Castiglione Falletto, collina a 250/300 m. slm. Porzione Elveziana del territorio di Castiglione Falletto, esposizione completa a sud, uno degli 11 vigneti ‘Top’ del Barolo. Terreni calcarei e di marna bluastra di origine marina.

Colore più chiaro, sottile, leggermente burroso, speziato, pepe bianco e noce moscata, note mentolate, finezza ed eleganza estrema.

Da mettere in Cantina per le migliori occasioni.

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Barolo Perno 2013

Menzione del Comune di Monforte d’Alba, collina a a 250/380 m. slm. Terreno tufaceo con strati di terra rossa marnosa di non facile lavorazione. Sottosuolo di sassi e roccia cementata dura con argilla e sabbia, Elveziano.

Forte impatto olfattivo di cuoio, tabacco, ribes nero, pepe nero, legni nobili, struttura e tannini imponenti abbastanza evoluti.

Molto ‘maschio’

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Barolo Perno Riserva 2010

Caffè, cacao, eucaliptolo, liquirizia, struttura, complessità, persistenza.

Tutti gli ingredienti di una Riserva che arriva da una grande annata.

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Barolo Perno Riserva 2007

Marasca, carne macerata molto gradevole, tannini composti, morbidezza, lungo, caldo e avvolgente.

Grande grande

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Note finali

Sono arrivato all’ultima parte della degustazione, quella delle Riserve, con le papille gustative quasi esauste e meno ricettive, mi dispiace non aver potuto dare altri pareri, vorrei avere i tre calici qui, e valutarli adesso, sono sicuro che troverei molto altro da dire. Per concludere posso dire che i vini assaggiati sono stati tutti di ottima qualità, terrei in casa un Monprivato da bere in questi giorni accompagnandolo all’ossobuco alla Milanese e farei posto in cantina per blindare le menzioni Parussi, Rocche di Castiglione e Villero per qualche anno.

Il Costo a bottiglia di questi Barolo Sordo è all’incirca di 40€

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Qualche info sul Barolo e la sua fama

È a metà dell’800 che Camillo Benso Conte di Cavour e la Marchesa Giulia Colbert Falletto assumono l’enologo francese Oudart dando così vita al moderno Barolo e promuovendolo in casa Savoia. Il Barolo diventa a fine 800 il primo vino italiano di fama.

Nel 1934  nasce il Consorzio di tutela Barolo e Barbaresco

Vengono definite aree e un disciplinare generico

23 Aprile 1966 diventa Barolo DOC

1 Luglio 1980 diventa Barolo DOCG

11 Comuni nel 2008

513 aderenti al Consorzio, 281 imbottigliatori

il 22 giugno 2014 durante il 38° World Heritage Committee a Doha in Qatar, durante il quale il sito “I Paesaggi Vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato” è stato riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità UNESCO

Si stima che i terreni abbiano un valore di 2 milioni di euro per ettaro.

A Barolo si può visitare il bel Museo del vino WI.MU. http://www.wimubarolo.it/it/ e terminare la visita con una bella degustazione nell’enoteca attigua, oppure visitare una delle numerose cantine presenti nel territorio http://www.langhevini.it

Luca Gonzato

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