Gaja e Sassicaia

“SassiGaja“ era l’evento di degustazione che apriva il ciclo di seminari che accompagnavano la presentazione della Guida essenziale ai Vini d’Italia 2021 di Doctor Wine, Daniele Cernilli. Un’occasione unica per assaggiare diverse annate di due eccellenze assolute dell’enologia italiana.

Il rosso Bolgheri Sassicaia di Tenuta San Guido (Castagneto Carducci, Toscana), da uve prevalentemente di Cabernet Sauvignon con un piccolissima parte di Cabernet Franc e il bianco Gaia & Rey di Gaja (Langhe, Piemonte) da uve Chardonnay. Parliamo di bottiglie che mediamente si aggirano sui 300€. Difficilmente potrei permettermele ma grazie a iniziative come questa, anche il winelover meno abbiente può vivere l’esperienza dell’assaggio. Quindi da subito un grande grazie a Cernilli per la bella opportunità che mette insieme varie annate di Sassicaia e di Gaia & Rey.

La domanda che mi sono sempre posto e che penso sia comune a molti appassionati è “ma valgono davvero tutti quei soldi?”. Più che dare una risposta univoca si possono fare delle considerazioni, la Ferrari vale davvero quello che costa?, un abito di Versace o Armani vale davvero così tanto?.

I vini menzionati, visti nell’ottica delle eccellenze, farebbero dire di sì in ogni caso e a confermarne il loro valore abbiamo la variabile che sono prodotti “organici” frutto dell’uva, dell’annata e di quantitativi piuttosto limitati. Non si fabbricano come un’auto o un vestito. Poi possiamo aggiungerci tutti gli aspetti di marketing e la grande richiesta sproporzionata rispetto all’offerta ed ecco arrivare sulle bottiglie le cifre menzionate.

Possiamo anche discutere del concetto di “eccellenza”, perchè anche qui uno potrebbe dire “quello che è buono per me magari non lo è per te”, ma nel caso di questi vini vi sono giudizi dati dai migliori esperti al mondo, dove l’aspetto soggettivo della “piacevolezza” è contemplato solo in relazione a tutta una serie di parametri che rendono tecnicamente più o meno perfetto un vino e che si basano ad esempio su acidità, corpo, tannini, aromi, persistenza ecc.

Da sommelier e assaggiatore ho potuto approcciare questi vini con gli strumenti per potermi fare una mia idea e senza soggezioni di alcun tipo sono arrivato comunque a riconoscerli come delle vere superstar. Vini accomunati da quella “precisione” stilistica di ogni loro componente che regalano sensazioni di armonia e perfezione. Per perfezione intendo quel pensiero, successivo alla deglutizione e progressione di un vino, che ti dice “non ci vorrebbe niente di più o di meno, è fantastico così”.

Poter assaggiare diverse annate aggiunge un livello di comprensione della strada evolutiva di un vino, da giovane a maturo o vecchio, tenendo però presente che questi due vini, grazie all’estrema “precisione” in vigna e in cantina, hanno valori di longevità incredibili rispetto alla gran parte dei vini in commercio.

Gaia & Rey, Gaja annate 2018/2006/1996

Ad accomunare le tre annate sono l’eleganza, gli aromi fruttati e le note di pietra focaia che via via si propongono con sfaccettature diverse. La vinificazione prevede quasi sempre la malolattica solo su una parte delle uve. Il nome è un tributo di Angelo Gaja alla figlia Gaia e alla nonna, Clotilde Rey. Un vino icona, che primo in Italia ha visto lo Chardonnay in purezza affinato in botti di rovere.

Nella 2018, che è stata un’annata leggermente più fresca rispetto alle altre, si percepisce un frutto fresco quasi agrumato con aromi di lieviti e sensazioni minerali sapide. Sottile, elegante e “vivace” come può essere un giovane a vent’anni, con la pelle liscia e tanta energia da scaricare prima di arrivare a sera. Certamente buono ma con un futuro grandioso davanti per il quale conviene aspettare.

La 2006 ha note di pietra focaia più evolute e un corpo già strutturato. Arriva da un’annata calda. È potente, più rotondo e di una lunghezza aromatica infinita. Veramente buono e pieno di vitalità. Regala armonia e il meglio che si possa immaginare da uno Chardonnay.

La 1996, con i sui 24 anni di affinamento (un traguardo che meriterebbe la Ola allo stadio), è uno spettacolo che ti emoziona. Ancora perfetto e composto, pulito. Con le note di frutta esotica e di pietra focaia. Sensazioni calde e burrose si sciolgono in bocca su aromi che arrivano a ricordarmi l’incenso di chiesa. Adulto, composto ed elegante.

Bolgheri Sassicaia 2017, 2016, 2015, 1997 Tenuta San Guido

Da neofita del Sassicaia la cosa che noto subito in questi vini è la notevole differenza dai Cabernet che normalmente mi capita di assaggiare, spesso caratterizzati da aromi vegetali che ricordano il peperone o la foglia di pomodoro. In ogni annata del Sassicaia vi è una evoluzione che riporta il frutto in primo piano. Quello che però fa guadagnare a questi vini punteggi che oscillano tra il 95 e il 100 è l’estremo equilibrio tra acidità e tannini. È un vino di grande eleganza e equilibrio dove il solista Cabernet, con la sua voce, riesce a riempire la stanza di suoni perfettamente coordinati. 

2017 dal naso pulito ed elegante, succo fresco di mirtilli e ribes nero con sfumature terrose. Se  paragonato alle altre annate risulta ancora giovane ma se me lo mettete in tavola non lo mando certo indietro.

La 2016, più morbido e dal frutto che vira verso la  confettura si è guadagnato il palcoscenico internazionale. Grande equilibrio e piacevolezza.

La 2015, risulta più complessa ed è quella che ho preferito. A tutte le precedenti caratteristiche si sommano quelle note fumé che sono tipiche del Sassicaia. Grandissimo vino, questo merita la Lode e l’iscrizione ai migliori assaggi mai fatti.

La 1997 si discosta dalle precedenti per aromi evolutivi incredibili di frutto macerato e sotto spirito con accenti fumé e aromi che mi fanno pensare al peperone rosso cucinato alla griglia. Acidità ancora presente e tannini setosi. Grandissimo.

Vini che vorrei assaggiare ancora e ancora, ma che posso concedermi raramente. Ne rimane un bel ricordo e la speranza di riprovarli in futuro.

Sassicaia e Gaja, rappresentano la Grande Bellezza nel panorama vinicolo italiano, non sono gli unici, ma certamente delle bandiere nazionali che meritano di sventolare nel mondo. È stato un gran piacere assaggiare questi vini e se ne avete l’occasione spendete qualcosa in più del solito per poterli assaggiare, non ve ne pentirete.