Brunello di Montalcino Banfi

Tenevo il Brunello di Montalcino 2011 di Banfi in cantina quasi come fosse una reliquia, aspettavo l’occasione, ma non sono così coerente con me stesso da aspettare una reale occasione, me la creo, “giornata lavorativa intensa = ci vuole un buon vino”. Torno al Sangiovese perchè è il ‘nostro’ vino, il rosso italiano per antonomasia, il vitigno più coltivato in Italia e tra i primi dieci nel mondo. Il terroir rinomato di Montalcino, la produzione di Castello Banfi, caratteristiche uniche per un gran vino. Per la cronaca sono 118 i cloni registrati di Sangiovese, riconducibili alle macrofamiglie di Toscano, Brunello, Prugnolo Gentile, Morellino, Romagnolo e Marchigiano. Purtroppo, a cena, ho sbagliato l’abbinamento, tocchi di pollo saltati nella wok con aglio, rosmarino, salvia, timo, liquirizia, aceto balsamico e marsala (si lo confesso il marsala non mi fa impazzire e la bottiglia aperta da mesi la voglio finire in qualche modo). Il Brunello Banfi si presenta di un bel colore rubino intenso, ricco di sostanza colorante che lascia poco spazio alla luce, l’unghia è aranciata. Consistente nel calice sprigiona sentori di piccoli frutti rossi in confettura, fiori passiti, viola, more. Il gusto è fruttato con un filo conduttore balsamico, mi ricorda l’eucalipto, il mentolo. Ha un bella struttura, i tannini sono ben integrati e mi fanno sognare delle succulente costine alla brace piuttosto che questa carne bianca di pollo aromatizzata. Si sentono bene anche delle note di affinamento in legno (2 anni, 50% in botti grandi e 50% in barriques + un anno -minimo- in bottiglia). Acidità equilibrata e armonia di tutte le componenti. È un vino che nelle guide riceve punteggi molto alti, sopra i 90 punti. Forse sbaglio ma questo 2011 non ha ancora quella persistenza aromatica che mi aspettavo, per il resto mi è piaciuto molto e confermo un ottimo giudizio. Eccellente per rimettersi in sesto dopo una giornata di lavoro.

Luca Gonzato